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s’era fermato accanto alla loro casa. “Come sono saggi costoro!” pensò il signor Aghios. “Questo treno a ore fisse appartiene alla loro vita. Penseranno sia sempre lo stesso.” Poi ricordò che neppure fra uomini ci si intendeva, se non ci si spiegava, com’era da lui e sua moglie, con quel pensiero libero e superbo, ma segreto che com’era da lui poteva essere anche da lei e, con grande piacere, si dedicò a studiare quello che i polli potevano pensare della loro relazione con l’uomo. Gli pareva che uno dei polli dall’erba gli gridasse: “Guai a noi se l’uomo non ci fosse”. E il pollo doveva essere certo della benevolenza del padrone, che gli procurava il buon becchime, che, quando ne era sgozzato, se ne andava da questo mondo con la convinzione che l’uomo suo amico doveva essere ammattito.

Ora s’accorse di stare piú comodo. In quella piccola stazione il loro compartimento s’era addirittura vuotato e non vi restavano che in quattro. V’era sempre ancora il forte giovanotto pallido, che aveva approfittato di conciarsi nel cantuccio piú lontano dal signor Aghios e sdraiarvisi allungando le gambe. Di faccia a costui c’era un signore che s’era procurato un giornale in cui ficcava il naso in modo che il signor Aghios non poteva vederlo in faccia. Proprio di fronte al signor Aghios era rimasto anche il grosso signore dagli occhiali di tante diottrie.

Mancava l’unica signora che c’era stata. Anch’essa era scesa a popolare la piccola stazione. Senza quel piedino che s’era tenuto alto in quell’adunanza, i quattro uomini rimasti avevano perduto ogni contatto fra di loro. Erano divenuti dei veri stranieri scialbi e muti.

Il signor Aghios per un istante guardò il suo vis-à-vis. Scoperse poi che anche dietro di costui c’era una lastra che copriva una fotografia e nella quale egli scorgeva la propria testa, chiara come in uno specchio. Si analizzò accuratamente. Irrimediabilmente vecchio con quella fronte troppo alta ed i mustacchi non curati, un po’ troppo gonfi. I mustacchi erano la prerogativa degli animali che s’annidano nei buchi (cosí aveva detto quella canaglia di suo figlio); devono servire ad