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concesso di rimanere a Milano. Ma trovarono il modo di accordarsi senza proporlo e cosí il signor Aghios doveva partire solo non perché l’avesse voluto ma perché era necessario si sacrificasse e la signora Aghios rimaneva a Milano per riguardo al desiderio del marito che non voleva che il figliuolo restasse solo. Ora però il signor Aghios abbreviava gli addii perché voleva porre un termine a tanta finzione. Fra lui e la signora c’era una differenza: Essa tuttavia sentiva il bisogno di farsi perdonare che lo lasciava partire solo. Egli invece nella gioia di poter andarsene solo non arrivava piú a sentirne rimorso.

Perché il signor Aghios desiderava tanto di viaggiare solo? Nei suoi vecchi anni voleva forse divertirsi lontano dalla moglie: Macché!


Numero 3

I — Arrivarono in un posto ove tutti erano ricchi e non c’era perciò modo di dimostrare la propria benevolenza.

II — C’è un paese ove la propaganda della benevolenza fu sí grande che un capocameriere diede la mancia ad un avventore povero.

III — Egli guardava dalla finestra la vita che modestamente stava ferma: i fiorellini sui campi, la chioccia circondata dai pulcini, il cane alla catena e il gatto pigro dinanzi alla porta. Tutta questa vita guardava il treno che per un istante passava, come un’avventura che a quel luogo appartenesse. Invece egli sentiva che il treno non vi apparteneva, si faceva posto traverso quella vita immobile.

IV — Il Bacis cominciò a parlare mentre l’Aghios attentamente lo ascoltava. Ecco che stava per aprirglisi un pertugio per cui avrebbe guardato in un pezzo di vita che s’era svolto lontano da lui importante come quello cui egli partecipava. Già un’altra volta in viaggio gli era avvenuto qualche cosa di simile. Gli aveva parlato una persona che si credeva molto importante e portava traverso il grande mondo, in viaggio, tutto l’aspetto d’importanza cui s’era abituato nella sua casuccia.