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INCONTRO DI VECCHI AMICI


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OBERTO Erlis era nato di buona ma non ricca famiglia.

Aveva raggiunto e oltrepassato il trentesimo anno d’età in posizione piuttosto umile. Poi — come soleva dire lui — s’era arrabbiato, aveva abbandonato ubbie e sogni e s’era gettato nella vita degli affari con la risolutezza di chi non vuol perdere tempo. Fece degli affari buoni da prima dovuti ad una bella fortuna e piú tardi ad un’astuzia voluta e pratica. In complesso egli divenne milionario a forza d’affari di cui ognuno gli dava l’impressione di non essere stato abbastanza accorto. Si capisce che con un maestro talmente incontentabile egli doveva arrivare lungi. Si sposò, possedette dei cavalli, una casa sontuosamente arredata e gli parve di aver sciolto il problema della sua vita. Si sa che la ricchezza non scioglie un problema simile ma la conquista della ricchezza e la soddisfazione del successo sanno riempire la vita piú vuota.

A 40 anni egli aveva sciolto anche il problema di guadagnare sempre di piú lavorando di meno. Aveva un corpo d’impiegati che eseguivano i suoi ordini. Non era per poltroneria che aveva abbandonato l’uso di rivedere lui stesso la sua corrispondenza e la sua contabilità ma la convinzione che l’occuparsi di un dettaglio gli toglieva la visione di tutte le possibilità che per lui s’aprivano sul mercato. In passato egli aveva sognato filosofia e letteratura. Ora sognava affari ma li realizzava subito. Non si ha generalmente l’idea come un buon sognatore possa divenire un grande uomo d’affari. Il rischio resta nel sogno e il sodo viene nella realtà. Cosí sognando il rischio lo si vede e prevede meglio e lo si evita. Erlis non ebbe le dure lezioni della realtà. Sognò la rovina troppe volte per aver a subirla. Anche certe abitudini di letterato gli furono utili. Nel listino si scoprono gli affari come nel vocabolario le idee. Eppoi volendo lungamente attentare al ca-