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te della madre che lo faceva barcollare e che gli offuscava la vista. Egli non vedeva dinanzi a sé il volto della defunta ora illividito, o non richiamava alla mente la voce che non doveva udire piú mai, o il gesto che tanto spesso era stato affettuoso per lui. Era morta inopportunamente quella vecchia e la sua morte faceva di lui di nuovo un vile assassino rapace.

Fu questa notizia sorprendente che gli tolse la capacità di pensare e lo gettò in braccio ai suoi persecutori. In quelle ore in cui s’era cullato nel sogno di fingere al suo delitto uno scopo nobile e guadagnarsi nel caso in cui fosse stato preso la commiserazione dei suoi simili, egli non aveva pensato al difficile compito di sfuggire alla pena. Perduta questa speranza la paura lo aveva guadagnato di nuovo del tutto ed egli fuggiva anche adesso che ritornando in città si avvicinava maggiormente al pericolo.

Nella oscurità, accanto a piazza della Barriera, ebbe una strana visione.

Con lo stesso suo passo veloce camminava dinanzi a lui un ometto curvo, piccolo, misero, le mani ostinatamente in tasca, Antonio Vacci insomma. Lo vedeva distintamente, scorgeva tutte le particolarità della miserabile personcina, persino i radi capelli grigi accuratamente lisciati sulle tempie, e per un istante non ebbe dubbio di sorta: Antonio era vivo!

Non si fermò a riflettere come ciò potesse essere dopo ch’egli l’aveva visto giacere in terra come cosa senza vita. Antonio era vivo ed egli non aveva ucciso. Si cacciò innanzi con un urlo. Voleva offrirgli la restituzione di tutti i suoi denari, magari obbligandosi a dargliene degli altri in futuro e non chiedergli nulla in compenso, soltanto che vivendo testificasse ch’egli non aveva ucciso.

Stupefatto si trovò dinanzi ad una faccia misera, dalla pelle incartapecorita ma del tutto sconosciuta, non quella di Antonio, e ripiombò nella sua disperazione con questo di piú che essendosi trovato a desiderare la vita di Antonio con una intensità maggiore, egli si giudicò anche meno degno di odio e di persecuzione e provò una forte compassione di se stesso che gli cacciò le lagrime agli occhi.