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Quell’articolo l’aveva scosso profondamente. Egli aveva sospettato delle persecuzioni fatte con maggiore fortuna, ma, per quanto sfortunate ora che vi si trovava di fronte, lo agitavano e lo impaurivano. Forse esiste nel nostro organismo qualche parte tanto delicata che già si risente al solo augurio del male. Egli sentiva convergere sul suo tale un cumulo di odio, che, per quanto impotente dovesse sembrargli per il momento, lo opprimeva.

Il giornale che non poteva dire una parola sull’assassino, si sfogava col fare una biografia particolareggiata dell’assassinato.

Antonio Vacci era maritato e padre di due ragazze. La famiglia era vissuta poveramente fino a qualche mese prima, in cui le era toccata inaspettata una vistosa eredità. Il Vacci veniva descritto quale persona di poco cervello e che dacché era arricchito aveva l’abitudine di portare seco una grossa somma di denaro che faceva vedere a chi lo desiderava.

Non era quindi possibile di elevare dei sospetti contro quelle persone che sapevano di questo tesoro ambulante perché erano troppe. “Intanto”, soggiungeva il giornale, “l’autorità fa subito degli interrogatori a tutti gli abitanti della casa ove abitava il povero Vacci.”

“Oh! fossi fuggito” pensò con rammarico cocente l’assassino. Da quanto aveva letto era chiaro che il sospetto fino ad allora non era caduto su lui e partendo da Trieste la sera innanzi egli sarebbe potuto giungere fino in Isvizzera1 prima di aver a temere persecuzioni. Riteneva fondatamente che il profondo malessere che lo rendeva tanto infelice non lo avrebbe colto se si fosse trovato lontano dal luogo ove aveva ucciso.

Verso sera si recò anche una volta all’aperto. Camminò piú franco ed egli si affrettò ad attribuire quel coraggio alla certezza di sapersi inosservato. Ma la paura regnava sovrana nel suo organismo. A farlo trasalire bastava qualche cosa d’immediato e impreveduto, per esempio il trovarsi improv-

  1. L’assassino riteneva che sarebbe stato al sicuro in Svizzera. Si capisce che aveva una nozione imperfetta dei trattati d’estradizione (N. d. A.)