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con un tono d’amarezza che certamente impressionò maggiormente l’assassino che leggeva che le autorità a cui era destinato, si lagnava della trascuratezza con cui s’invigilava alla pubblica sicurezza.

Leggendo a lui sembrava di odiare il giornale! Perché quell’accanimento? Certamente anche se egli fosse stato punito l’altro non si sarebbe risvegliato piú. Non bastava l’accanimento che già naturalmente ci avrebbe messo l’autorità a ricercarlo?

Da tutto l’articolo appariva o si voleva far apparire, che l’assassinio aveva destato la massima sensazione in città. Si trattava di un misfatto, diceva il giornalista, commesso con un’audacia inaudita, in una via della città abbastanza vicina al centro e ad un’ora avanzata bensí, ma non tanto che si dovesse supporne specialmente spopolato quel rione. Un passante qualunque per la sola ragione che aveva seco del denaro era stato ucciso proditoriamente.

S’ingannavano e Giorgio avrebbe dovuto esserne lieto perché in tale modo il sospetto sarebbe caduto anche piú difficilmente su lui; nessuno aveva veduto la vittima accompagnata dall’assassino. Però descritto in tale modo quale l’opera di un aggressore che aveva ucciso un passante qualunque solo perché nelle sue tasche aveva supposto del denaro il delitto diveniva ben piú terribile; il malessere di Giorgio ne veniva aumentato. Costoro che di lui parlavano non sapevano a quale tentazione egli era stato esposto dall’imbecillità di Antonio.

Era facile a comprendere che descritto in tale guisa l’assassinio doveva commuovere tutta la città. Ognuno sentiva minacciata la propria amata persona e sarebbe divenuto al caso un utile ausiliare della polizia.

Dell’assassino non una sola parola giusta.

Poco prima del fatto, raccontava il giornale, erano stati veduti aggirarsi in quei pressi due individui di pessimo aspetto presumibilmente gli autori dell’omicidio.

Quest’errore era assolutamente consolante per Giorgio ed egli stesso si meravigliò di non sentirsi scendere nel cuore un po’ di calma all’apprenderlo.