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(della qual verità non è chi dubiti): dunque col proclamare dannose agli azionisti le strade di cui si tratta, il Sig.r Conte non fece atto di buon cittadino; perchè fece ció che, utile ai privati, sarebbe dannoso all’universale.

Egli però, dirassi, manifestando il male suggerì prontamente il rimedio, il quale sta nel cumulare gl’interessi buoni ai cattivi, tutte le linee in una sola fondendo; poichè partecipando il bene ed il male di ciascuna linea a tutte, tutte vengono ad essere poste in egual condizione per rispetto ai risultati: e questo si fù il lodevole scopo che l’illustre scrittore si propose. Con sua buona pace però a Noi sembra che la cosa debba procedere assai diversamente: ed ecco le ragioni che a così opinare ci si presentano.

Noi siamo di avviso, che quando le cose stessero come dal Sig.r Conte si dicono; quando la strada da Ancona a Roma fosse veramente cattiva ed agli azionisti dannosa, mediocre e di non adeguato compenso quella da Roma a Napoli, pessima l’altra da Roma a Civitavecchia; di leggieri si persuaderebbe ognuno che, per quanto utile volesse credersi quella da Bologna ad Ancona, non la reputerebbe mai tale da riparare il danno gravissimo delle altre. Che duecento Kilometri circa di strada quant’è la Bolognese, dovrebbero sorreggere e bilanciare il prodotto di altri quattrocento novanta Kilometri, dei quali soli 144. mediocri e tali da non dare guadagno, ma solo un frutto non del tutto adeguato alla spesa. Quindi gli uomini che anche in questo filosofico secolo, in cui grande è il gridare al pubblico bene, alla carità di patria, all’abnegazione del municipalismo, dei privati interessi, non sanno rinegare se stessi, ed anche coloro che più levan alto la voce, sono = ignava opera, philosopha sententia = quando fossero persuasi, sia per veri sia per fallaci computi, che le viste di guadagno sono per lo meno paralizzate, o rese, anche dubbiosamente, meschine, e tali da non presentare allettamento di guadagno, non vorreb-