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movimento di 65,000: numero che a niuno parrà esagerato se si consideri che diviso per l’andata e ritorno si restringe a 32,500. E perchè i detrattori di questa strada non abbiano a sfiduciare tale speranza, noi vogliam dire che essendo Civitavecchia l’emporio naturale degli scambi dello Stato Pontificio (onore che il Sig.r Petitti non le niega) e divenendo colla strada ferrata il porto di Roma e Città franca, non può non avvenire che il commercio della Capitale trovi il tornaconto di stabilirvi i suoi magazzini i suoi depositi per risparmiare i forti sdazj ad una volta, o pagare il magazzinaggio alla Dogana; donde la necessità di frequenti accessi. Attuata la via d’Ancona, l’Umbria troverà opportuno di commerciare più con Roma che colla Toscana. - I Romani, che in alcune stagioni dell’anno amano di respirare l’aria marina, troveranno più conveniente di scendere a Civitavecchia anzichè a Fiumicino, almeno fino a tanto che non sia sorta la Città di Anzio ed il vastissimo porto. E questo viaggio, in ragione della tenuità della spesa, sarà fatto anche dai non ricchi. - Attuata la strada, Civitavecchia darà opera per lo stabilimento di vasti e decenti bagni di mare, dei quali i Romani potranno godere partendo dopo il desinare, e ritornando dopo il bagno la sera.

Ai 65,000 Statisti, dovrassi aggiungere un numero considerevole di passeggeri, che certamente sarà di molto maggiore dell’attuale, specialmente in ragione della ferrata da Roma a Napoli e della comunicazione dell’Adriatico. Che certamente, come udimmo dallo stesso Sig.r Petitti, converrà meglio a quelli che vorranno da levante tornare a ponente d’Italia, non imbarcarsi a Napoli, ma a Civitavecchia passando da Roma: e chi da Ancona vorrà andare pure a ponente, troverà bello talvolta di scendere per questa parte a visitar Roma. E non sarebbe smodato, addoppiando l’attuale numero degli esteri viatori, calcolarlo a quarantotto o cinquanta mila: ma noi vogliamo essere più temperati, e ci permetteremo di sperare che