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tiva insalubre osteria a metà di strada, e dove non infrequente era il caso d’essere aggrediti e spogliati. Le fiere primarie dello Stato erano in fiore, specialmente quella di Sinigallia; ed in queste il Commercio di Roma faceva sue annuali provviste, poichè non era sorto quelle sciame di viaggiatori che oggi offre le merci condotte anche a magazzino, nè esistevano vapori per mezzo de’ quali è prontamente soddisfatto al bisogno. Poche erano le merci che, per la via di mare, trasbordate soltanto a Civitavecchia, navigavano al Tevere. Niun carro percorreva la strada, ed era fatto miracoloso se per via ti fossi avvenuto in altra vettura. Forse in quest’epoca il Sig.r Petitti visitò Civitavecchia; quindi non è meraviglia se ne trasse nero convincimento.

Mercè le cure, del ricordevole Ministro Card: Consalvi furono riordinate e restaurate le strade nazionali nello Stato, e Civitavecchia vide bonificare la sua. Allora una diligenza fù istituita, e Romani e Cittadini profittandone, anche per diporto, la strada incomiciò ad essere frequentata; frutto di lieve meglioramento di essa.

I primi vapori approdarono e vi depositarono in copia passeggeri e merci. Quelli trovarono conveniente quest’approdo per recarsi a Roma, malgrado la difficoltà e la noia dello stradale; per le seconde si vide che lo spedirle per mare avrebbe resa nulla la facilità dell’approdo, in ragione del tempo occorrente, spesso lunghissimo, per rimontare il Tevere. Quindi le merci incominciarono anch’esse a percorrere la strada. Per i passeggeri si accrebbero le diligenze e si stabilirono vetture che prima non esistevano. Il piano stradale fu in molte parti corretto: diviso in quattro stazioni postali, per le quali si fecero fabbriche appositamente. Nella Città crebbe il bisogno dello ampliarsi; ed atterrate le mura interne che ne dividevano l’opera a corno, sursero col nuovo bellissimo teatro magnifiche abitazioni e palazzi. Crescendo ogni dì il numero de’ passeggeri, si ampliarono le locande, ed una