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lorchè pertanto fosse attivata la strada ferrata fra Napoli e Roma, anzichè scapitarne la strada di Civitavecchia, vi guadagnerebbe non poco, perchè dovrebbe ritenersi che le persone, dirette da ponente a Napoli e viceversa, tutte correrebbero la strada ferrata sbarcando o imbarcando a Civitavecchia, anzichè la via di mare fra Napoli e Civitavecchia. Nè si objetti che aperta la strada ferrata della Toscana a Roma, sia per Perugia sia per altra parte, sarà abbandonata la via di mare, deserta Civitavecchia, e con essa la strada ferrata; imperciocchè risponderemmo col Sig.r Petitti e seguaci di lui, essere questi non fondati timori di municipalisti, di protezionisti; mentre ognuno avrà la sua porzione al commerciale banchetto, ed anche chi rimarrà fuor della tavola; poichè non gli mancheranno i caduti briccioli e le ossa.
Or qui è luogo a ragionare delle particolarità di questa strada e delle speranze che agli imprenditori presenta, onde concludere se fu giusta la sentenza del Sig.r Petitti che la disse pessima. Noi non allegheremo il nostro intimo convincimento. Questa è ragione di alta sfera riserbata solo a chi è od ha nome di grande, che già vale lo stesso. A noi poveri oscuri tapini è duopo di ragioni e molte e valide a persuadere e di non urtare negli interessi altrui, ancorchè sappiano di Municipalismo, per non essere assordati da grida. E diremo ragioni e fatti che cadono sotto dei sensi, riportandoci al passato, al presente, al futuro.
Non sono molti anni, e dopo l’invasione francese, Civitavecchia era veramente un deserto. Niun forestiere vi approdava: niun Romano vi accedeva, e gli stessi Cittadini non si recavano a Roma se non costretti da necessità grandissima: che gli esteri non viaggiavano con bastimenti a vela, e perciò non avevano opportunità di approdarvi; e gli Statisti si spaventavano all’idea di percorrere cinquanta miglia di campagne deserte per un sentiere che non aveva forma di strada, dove bisognava impiegare venti ore, molta parte delle quali era duopo consumare in una cat-