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52 EMILIO SALGARI

tando la fronte e facendo gli occhiacci. — Cercavi di sorprendere le nostre parole, forse?

Hug!... — fece la fanciulla, alzando le spalle. — Minnehaha ascoltava il sussurrìo del torrente.

— Potevi andare più lontano.

Hug! vado. —

Si strinse addosso il suo splendido mantello di lana di montone selvatico ed andò a coricarsi su di una roccia che il torrentaccio flagellava furiosamente.

John e Harry si erano guardati l’un l’altro.

— Ecco un ostaggio che ci darà, probabilmente, più fastidi che utili, — disse il primo.

— Lo credo anch’io, — rispose il secondo. — Questa piccina è un vero demonio e confesso francamente che certe volte i suoi occhi mi fanno paura. —

In quell’istante il gambusino si slanciò fuori dalla macchia, cavalcando il suo mustano bardato alla messicana, una bellissima bestia di razza andalusa, di statura piuttosto piccola, con criniera e coda lunghissime e gambe secche e nervose.

— È bene montato, — disse John. — Orsù, partiamo, giacchè gli Sioux non sono ancora scesi nella pianura.

Il colonnello Devandel darà molto da fare a quei selvaggi, nella gola del Funerale, anche se ha pochi uomini. —

Giorgio aveva staccato i due zamponi d’orso e li aveva appesi alla sella del suo cavallo. Era un vero peccato lasciare tanta carne squisita ai lupi della prateria, poichè quella d’orso può gareggiare con quella dei cinghiali; ma i fuggiaschi contavano di fare una sola nottata prima di dirigersi su Kampa, quindi dei viveri ne avevano in abbondanza, anzi più del bisogno.

— Siete pronti? — chiese John, dopo d’aver stretta qualche cinghia del suo cavallo.

— Tutti, — risposero Harry, Giorgio ed il gambusino.

— Tenete i rifles sempre a portata di mano e confidiamo nella nostra buona stella. —

I quattro cavalli, leggermente spronati, si misero in corsa, mentre subito calava, sulla carcassa ancora sanguinante del povero baribal, uno stormo di giganteschi avvoltoi neri per dare il primo assaggio. Le coyotes dovevano più tardi incaricarsi della fine.

La pianura che s’appoggiava sulle ultime appendici della catena dei Laramie, si svolgeva dinanzi ai cavalieri assai accidentata. Ora s’alzava in forti ondulazioni, coperte da immensi gruppi di quercie, di negundos aceroidi dal tronco altissimo, di ciliegi selvatici detti di Virginia, ed ora invece si abbassava bruscamente tutta foracchiata da occhi pieni d’acqua, circondati da cespugli di rose selvatiche e di sacarte, che sono certe specie di euforbie.