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32 | EMILIO SALGARI |
prezioso nelle mie mani, poichè non è affatto vero che gl’Indiani si disinteressano della loro prole, come si crede.
— Tu che li hai frequentati per tanti anni, puoi saperlo meglio di qualunque altro.
— Vado a chiamare i due scorridori e ad insellare i cavalli.
— Che cosa potrò fare per te, mio buon John?
— Lasciate che salvi i vostri figli, colonnello, — rispose l’indian-agent. — Io sono soldato e devo obbedirvi, e poi siamo in guerra e tutti dobbiamo lottare.
— Sbrigati, amico. —
Il gigante prese una sella monumentale, il suo rifle, un paio di pistole dalla canna lunghissima che mise a lato del bowie-knife, poi uscì quasi correndo, mentre il colonnello scuoteva la piccola indiana e le scioglieva le corde, dicendole:
— Preparati a partire. —
Minnehaha sgranò i suoi occhi neri e furbi e li fissò sul colonnello intrepidamente.
— Per dove? — chiese.
— Ti faccio condurre da Mano Sinistra.
— Se l’Uccello della Notte è morto!...
— Vi saranno degli altri che s’incaricheranno di portarti fra gli Arrapahoes.
— Indiani?
— Bianchi.
— Tu?
— No, piccina mia: io devo guardare le frontiere degli Sioux.
— Perchè sei tu il capo incaricato di chiudere loro il passo, è vero?
— Chi te lo ha detto? — chiese il colonnello.
— L’Uccello della Notte.
— Mi temono forse gli Sioux?
— Ti vedrebbero volentieri lontano.
— Tu parli come una donna e non già come una fanciulla. —
Minnehaha scrollò le spalle, strinse i pugni sotto il suo pesante mantello di lana di montone selvatico e dardeggiò sul colonnello uno sguardo feroce.
— Perchè mi vuoi mandar via? — chiese. — Rimarrei volentieri con te.
— Perchè? Mano Sinistra non ti aspetta?
— Perchè amo gli uomini bianchi e perchè il gran capo degli Arrapahoes può aspettarmi senza inquietarsi.
— Sei sua figlia?
— Non lo so.
— Come ti trovi fra gli Sioux se sei una arrapahoes?
— Non lo so.