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22 | EMILIO SALGARI |
— Come ti ho detto, mi credevo irremissibilmente perduto, quando dopo parecchi giorni di prigionia e di terribili minacce, Moha-ti-Assah, il capo della tribù, venne a trovarmi e mi disse:
— Il grande cavallo bianco, che nessun indiano è mai stato capace di prendere, si è mostrato sulle nostre praterie insieme ad una truppa di mustani di varie tinte.
Se tu sei capace d’impadronirtene, ti donerò non solo la vita, ma ti offrirò anche la mano di mia figlia Yalla, che è ritenuta per la più bella fanciulla del Far-West.
Ho detto: pensaci. Se rifiuti, fra tre giorni ti legheremo al palo della tortura e la tua capigliatura rossa servirà ad ornare il mio scudo.
— Spicciativo, l’amico, — disse l’indian-agent.
— Come puoi immaginarti, accettai, quantunque non mi sorridesse affatto di diventare lo sposo di una giovane pelle-rossa.
Avevo contato su qualche fortunata combinazione per prendere il largo e cercare rifugio presso qualche tribù più ospitale.
L’indomani ero in marcia attraverso l’immensa prateria, in cerca del famoso cavallo che doveva salvarmi la vita.
Mi ero accorto subito però che gl’Indiani da lontano mi sorvegliavano per impedirmi d’ingannare il loro capo.
Erravo da qualche settimana, seguendo accanitamente le orme dei mustani selvaggi, quando un mattino, mentre scendevo una forra, mi trovai improvvisamente dinanzi ad una truppa di cavalli non domati, in mezzo ai quali, molto da lontano, si scorgeva un bellissimo animale di una bianchezza immacolata, il cui pelame riluceva come se fosse di raso.
La leggenda era diventata verità: il grande ed imprendibile cavallo bianco esisteva realmente sul territorio degli Sioux, almeno in quel momento.
Non potevo da solo pensare a condurre a buon fine una così difficile impresa, perciò andai subito in cerca di aiuti, ma quando ritornai il cavallo bianco era ormai già scomparso.
Non mi scoraggiai per questo e mi rimisi in campagna, risoluto a trovare il momento opportuno per fuggire o la buona occasione per salvare la mia capigliatura.
Altri giorni trascorsero in vane ricerche. Già cominciavo a disperare, quando una sera, nel momento in cui il sole stava per tramontare, mi ritrovai dinanzi al meraviglioso cavallo, il quale guidava sei mustani tutti neri e sei tutti rossastri.
Vedendomi, la truppa fuggì, prima che io avessi avuto il tempo di mettere mano al lazo, ma ad un tratto vidi il cavallo bianco arrestarsi di colpo contro un albero, come se qualche legame lo avesse avvinto strettamente. Scesi a precipizio nella forra e mi trovai dinanzi ad uno spettacolo che mai scorderò.