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240 EMILIO SALGARI

— Che cos’hai, John? — chiese Harry, il quale, essendo pure bene montato, lo seguiva a qualche passo di distanza.

— Siamo dinanzi alla prateria fangosa!...

— Mille demoni!...

— Mi ero scordato di questa savana!...

— Che cosa faremo ora?

— Non ci rimane che di gettarci dentro. Può darsi che ritroviamo la costa che ci ha permesso di attraversarla l’altra volta.

— Non possiamo deviare, John?

— È impossibile, Harry: gli Arrapahoes e gli Sioux ci taglierebbero subito la strada.

Giù!... Tentiamo la sorte!... Amici, stringete le ginocchia e sorreggete i cavalli!... Siamo nelle mani di Dio!... —

Cacciò gli sproni nei fianchi del cavallo e pel primo saltò nella savana, la quale poteva nascondere, in quel luogo, delle sabbie mobili, pronte ad inghiottirlo.

Con sua viva gioia lo vide subito rialzarsi e riprendere la corsa, come se avesse trovato sotto le sue zampe uno strato solido, pur essendo coperto da una fanghiglia verdastra e puzzolente.

Tutti gli altri lo avevano seguìto, saltando qua e là, ma forse la costa non aveva una larghezza bastante per permettere il passaggio a tutti, poichè pei primi furono i due scorridori della prateria che rimasero quasi immobilizzati nel fango tenace, chiudendo così la via agli altri.

— Sprona, Giorgio!... — gridò Harry, la cui fronte si era coperta d’un freddo sudore.

— È inutile, — rispose il fratello. — Tutti i miei sproni sono dentro il ventre di questa povera bestia.

— Cerca di aprire il passo ai figli del colonnello.

— È impossibile, fratello!...

— Morte e dannazione!... John!... John!... —

L’indian-agent era già lontano. Comprendendo che ormai tutto era finito, approfittava della sua buona fortuna che aveva guidato il suo cavallo su una costa e fuggiva disperatamente.

Non fuggiva pero il brav’uomo per salvare solamente la sua capigliatura.

Cercava di mettersi in salvo, colla vaga speranza di incontrarsi con qualche colonna di volontari americani e di ritornare più tardi alla riscossa.

Intanto la situazione dei due scorridori della prateria, dei figli del colonnello e dei quattro o cinque servi dell’hacienda, tutti immobilizzati nel pantano, diventava sempre più terribile.

Cento e più pelli-rosse, i cui cavalli resistevano ancora, guidati da Yalla, da Nuvola Rossa e dai due sakems degli Arrapahoes, si avvicinavano rapidamente, mandando clamori assordanti.