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236 | EMILIO SALGARI |
— La metteremo in mezzo a noi. M’immagino che saprà cavalcare.
— Oh!... forse meglio di me.
— Allora facciamo un’ultima scarica e poi abbattiamo la cinta.
Con pochi urti la faremo cadere attraverso il fossato, così tutti i cavalli potranno passare e rovinare, come arieti, addosso a quei vermi. —
Gl’Indiani avevano ripresa la loro corsa circolare, sempre urlando e sempre sparando, avvicinandosi gradatamente al fossato, attraverso il quale scagliavano, in determinati punti, i rami dei pini per formarsi dei ponti.
I difensori dell’hacienda scaricarono un’ultima volta i loro rifles, poi seguirono precipitosamente l’indian-agent, il quale non aveva abbandonata la scure.
— Ricaricate prima le armi, — gridò loro il gigante — e appena avremo abbattuta la palizzata, montate sui cavalli della seconda fila e stringetevi intorno ai vostri padroni.
Lasciate a me la cura di guidare quelli che sono legati....
Harry, Giorgio a me!... Spingiamo forte!... —
Stava per passare dinanzi ai mustani della prima fila, seguito da una mezza dozzina di negri, quando un grido echeggiò:
— Al fuoco!... Al fuoco!... L’hacienda brucia!... ―
Una nuvola di fumo, fino allora da nessuna avvertita, attraversata da parecchie lingue fiammeggianti e crepitanti, s’alzava turbinando sopra il tetto della fattoria, ed in mezzo a quella s’agitava, saltellando come una scimmia, una piccola creatura umana la quale impugnava una torcia d’ocote.
— Minnehaha!... — avevano urlato i due scorridori della prateria, i quali avevano subito riconosciuta la piccola e malvagia figlia di Yalla.
— Ah, canaglia!... — aveva subito soggiunto John. — Mi aspettavo qualche brutto tiro da parte di quel demonio!... —
Aveva alzato rapidamente il rifle che si era tolto dalle spalle.
Una detonazione rimbombò, ma la selvaggia sioux era ormai scomparsa in mezzo alla nuvola di fumo e fra le fiamme.
— Uccisa? — chiesero Harry e Giorgio, i quali avevano pure armati i rifles.
— Che il diavolo se la porti!... — rispose John, con voce furente. — È degna di sua madre!... Se l’ho colpita tanto meglio!...
Camerati, giù la palizzata!... —
Al di fuori, al di là del fossato, si udivano echeggiare ormai vicinissime, le grida di guerra degli Arrapahoes e degli Sioux.
L’assalto era imminente.
Gli scorridori, i negri ed i meticci si scagliarono contro la cinta coll’impeto di una catapulta.
Trenta o quaranta pali, già prima quasi recisi a gran colpi di