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228 | EMILIO SALGARI |
ed impugnati i tomahawahs, le tremende scuri di guerra delle quali si servono con abilità straordinaria, si gettarono nel fossato con la speranza di rimontare la riva opposta e di raggiungere le palizzate.
Era il momento atteso da John.
Mentre una parte dei difensori, guidati dai due scorridori e dal figlio del colonnello, riprendevano il fuoco infernale con una intensità spaventevole, alcuni negri salirono frettolosamente sui ponti, portando le caldaie ed i pentoloni.
Torrenti d’olio bollente furono versati nel fossato e specialmente addosso ai rossi guerrieri che stavano attraversandolo di corsa.
Urla spaventevoli, che non avevano più nulla d’umano, si alzavano dinanzi alle palizzate.
La doccia fiammeggiante era precipitata su un gruppo di guerrieri che già avevano raggiunta la scarpata opposta del fossato, investendoli completamente.
I disgraziati, orribilmente ustionati, cadono l’uno sull’altro coi capelli in fiamme, la pelle a brandelli, urlando in modo da far pietà, e si contorcono come serpenti in mezzo alle erbe ed al fango che coprono il fondo del fossato.
Nessuno ormai certo può salvarli, nè potrebbero battere in ritirata, perchè l’olio ha bruciato loro perfino gli occhi.
I loro compagni, vedendo che altre caldaie stanno per vuotarsi, s’arrestano, colpiti da un terrore impossibile a descriversi, poi riattraversano d’un colpo solo il fossato e risalgono la scarpata opposta, mandando urla terribili.
L’assalto è arrestato di colpo e l’hacienda pel momento è salva. Fino a quando?