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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST 215

nudi, scappare colla velocità delle lepri, insieme ad alcuni meticci che portavano sul capo degli ampi sombreros messicani.

Indios bravos!... Indios! — urlavano a piena gola i fuggenti, precipitandosi all’impazzata attraverso le piantagioni che costeggiavano il fiume.

Amigos!... Amigos!... — si affrettarono a gridare i tre avventurieri.

Era fiato sprecato. Negri e meticci avevano continuata la loro corsa indiavolata continuando a spargere l’allarme e mettendo in fuga mandrie di buoi, truppe di cavalli e branchi di splendidi tacchini selvatici.

— Lasciamoli urlare, — disse John. — Così faranno accorrere l’intendente il quale non tarderà a riconoscermi. —

Ad una svolta del fiume era improvvisamente comparsa una bella casa, fiancheggiata da immense tettoie e difesa da un’alta e robusta palizzata la quale si appoggiava sul margine di un profondo fossato.

Era l’hacienda di San Felipe.

Dopo la guerra fortunata contro il Messico, il Governo americano, trovatosi improvvisamente proprietario d’immensi territorî, abitati solo da tribù indiane, per compensare i prodi ufficiali che avevano condotta così abilmente la campagna, non aveva trovato di meglio che regalare loro delle vaste tenute coll’obbligo di coltivarle.

Molti, che avevano già accumulate considerevoli ricchezze durante la guerra, avevano accettato quei doni che dovevano un giorno essere fonte di più cospicue fortune, e dato un addio alle città dell’est, avevano costruite qua e là delle haciende, scegliendo i terreni più fertili e più adatti specialmente alla coltura del cotone ed allevamento dei cavalli e dei buoi.

Il colonnello Devandel era stato uno dei primi a spingersi verso le frontiere del Far-West che ormai conosceva quasi passo per passo e forse intuendo che il Lago Salato, allora non popolato nè dai Mormoni, nè da altri pionieri, avrebbe acquistato in avvenire una grande importanza, aveva fatta costruire una vasta hacienda, non dimenticando di fortificarla, poichè soli i ferocissimi Arrapahoes vantavano il possesso di quelle rive.

La fattoria, innalzata quasi all’estremità d’una penisola, là dove il Weber sbocca nel Lago, non aveva tardato a prosperare, poichè fino allora gl’Indiani pareva che non si fossero nemmeno accorti della sua esistenza.

Il colonnello, già vedovo d’una ricchissima signora messicana, vi aveva condotti i suoi due figli, Mary e Giorgio, e forse mai l’avrebbe lasciata se non fosse stato prontamente chiamato dal Governo americano per fronteggiare i primi moti della sanguinosa insurrezione indiana del 1863, provocate dalle tre più numerose e famose tribù indiane dell’Utah, del Colorado e del Wyoming: gli Sioux, i Cha-