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206 EMILIO SALGARI

— E quella che lo segue è Yalla?

— Sì, Harry. Quantunque non l’abbia veduta da tre anni, la riconosco perfettamente.

Guardatevi da lei, camerati: è peggiore di Caldaia Nera.

― Allora gli Sioux, gli Arrapahoes ed i Chayennes hanno compiuto il loro collegamento.

Che cosa sarà ora la grande prateria percorsa in tutti i sensi da quei demoni assetati di sangue di visi-pallidi?

— Ah!... Io non vorrei trovarmici in mezzo, Harry, ― rispose l’indian-agent.

— Ma che cosa fa dunque il Governo americano?

— Lascia tempo al tempo. Anche questa guerra finirà, come il solito, con stragi immense e sempre colla peggio della razza rossa.

Scommetterei che già delle forti colonne di volontari della frontiera accorrono dalla California, e che altrettante stanno varcando i fiumi giganteschi dell’est.

Tutti i massacri che questi vermi rossi avranno compiuti, non rimarranno impuniti.

Yalla qui!... Ah!... Non me l’aspettavo così presto!... Ha molta fretta d’impadronirsi dei figli di quel disgraziato colonnello.

— Che noi non potremo più salvare ormai, — disse Giorgio.

— Forse perchè siamo per ora immobilizzati su quest’albero? — osservò John. ― Anche noi lasciamo tempo al tempo ed aspettiamo.

Non perdete di vista nè gl’Indiani, nè i pecari, e vi raccomando di non farvi vedere.

Eccoli che giungono: attenti!... —

I dugento Indiani giungevano a corsa sfrenata e, come era loro consuetudine quando si preparavano a caricare, urlando ed agitando le armi, quantunque non scorgessero dinanzi a loro nessun avversario.

I pecari, allarmati da quelle grida, si erano prontamente radunati. Anche quelli che si erano dispersi sotto i giganteschi pini per rimpinzarsi di mandorle, si erano ripiegati verso il cedro, stringendo le file.

Aggressivi per natura, si preparavano animosamente alla battaglia, risoluti a farsi sterminare pur di mordere uomini e cavalli.

A causa delle erbe altissime, gl’Indiani non si erano ancora accorti della presenza di quei pericolosi animali, sicchè dopo d’aver fatto, commentando ad alta voce, il giro del piccolo accampamento segnalato solo dalle larghe impronte lasciate dai cavalli, poichè come sappiamo, gli avventurieri, per prudenza non avevano acceso il fuoco la sera prima, si spinsero più innanzi, onde allargare le loro ricerche.

— Attenti, camerati, — disse John, sottovoce ai compagni. — Ora assisteremo ad una bella battaglia.

Ecco che i pecari cominciano ad arruffare le setole ed a battere le loro zanne.