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CAPITOLO XX.


Alla caccia degli scorridori.


John, Harry e Giorgio, stanchi da quelle lunghe cavalcate che duravano già da molti giorni quasi senza riposo e nutrimento, dormivano profondamente avvolti nelle loro grosse coperte ed affondati con tutta la persona fra le alte erbe che crescevano sulle terrazze del Lago.

A nessuno era balenato, nemmeno lontanamente, il sospetto che il gambusino, o meglio Nuvola Rossa, al momento propizio avesse tentato qualche brutto tiro verso di loro, quantunque in fondo all’animo avessero sempre conservato un po’ di diffidenza verso quello sconosciuto che non si era mai mostrato troppo franco.

Parecchie ore dovevano essere trascorse e forse sognavano di trovarsi già all’hacienda, pronti a difendere accanitamente i figli del disgraziato colonnello, quando un grido strappò bruscamente l’indian-agent dal suo sonno.

Non era il grido di un indiano lanciato sul sentiero della guerra e pronto a scotennare, bensì quello d’una fanciulla.

― La briccona!... ― esclamò sbarazzandosi rapidamente della coperta ed afferrando il rifle. ― Chi può minacciarla? È vero che appartiene alla razza dei vermi rossi, ma dopo tutto è sempre una ragazza: forse il gambusino dorme più profondamente di Harry e di Giorgio. ―

Si era alzato ad un tratto, lanciando intorno uno sguardo indagatore.

Quantunque i vapori erranti sul Lago intercettassero quasi completamente i raggi dell’astro notturno, l’oscurità non era così profonda da non poter distinguere qualche cosa a dieci metri di distanza.

John stava per svegliare i suoi due compagni, temendo un attacco da parte di qualche banda di lupi neri, quando il grido di Minnehaha echeggiò per la seconda volta, più acuto di prima.

― Diavolo!... ― esclamò John. ― Che cosa sta per succedere dunque? ―

Si era lanciato brandendo il rifle e gridando nel medesimo tempo:

― All’armi, camerati!... —