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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST | 195 |
Yalla fece un gesto d’impazienza e andò a raccogliere il suo mantellone, gettandoselo sulle spalle.
— Mi hai capito? — chiese Nuvola Rossa.
— E che cosa vorresti dire? — domandò a sua volta la terribile donna lanciandogli uno sguardo quasi di sfida.
— Che sono anch’io un sakem.
— Va’ a farti obbedire dai miei guerrieri allora, — disse Yalla. — Essi non si occupavano nemmeno del colonnello.
— Quello era un viso-pallido, un nemico della razza rossa, mentre io sono un Corvo.
— Mi annoi, mio sakem, — soggiunse la donna — e ci farai perdere del tempo senza alcun profitto.
Non è con delle chiacchiere che si fa la guerra. Va’ a trovare Caldaia Nera, e lasciami in pace per qualche ora.
Ho anch’io il diritto di riposarmi.
— Una Yalla e sioux per di più, — osservò Nuvola Rossa, il quale pareva che fosse deciso a provocarla.
— Vattene!... Vi è nostra figlia da salvare.
— Ti ho detto che non corre alcun pericolo.
— Hug!... Il mio sakem ha bevuto e fumato troppo questa notte.
Si riavvolse nel suo mantellone e si coricò accanto al fuoco, su una pelle di bisonte, chiudendo subito gli occhi.
Nuvola Rossa spezzò contro il suolo il calumet, prese il suo rifle e se ne andò, brontolando e minacciando, in cerca di Caldaia Nera.