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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST 165

— Che cosa c’è dunque? — chiese Harry.

— L’erba è alta dinanzi a me e non posso vedere.

— Un lazo teso?

— Ah, no salterebbe!... Bruciate un po’ di polvere per trattenere per qualche istante quei vermi.

Ohè, gambusino, aiutate i camerati e lasciate che la piccina se la prendano i suoi compatriotti, se vi dà qualche fastidio. —

Balzò di sella e si lasciò cadere fra le erbe che in quel luogo erano fitte assai ed alte quasi cinque piedi, mentre i due scorridori, con un rapido volteggio cambiavano di posto, mettendosi anche essi a sparare.

Abilissimi bersaglieri, come tutti i cacciatori della prateria, in pochi colpi gettarono a terra i primi cinque cavalli della banda indiana, smontando i loro padroni.

Anche il gambusino, per non sollevare dei sospetti, aveva cominciato a bruciare della polvere: chissà però dove andavano a finire i suoi proiettili!

Mentre Harry e Giorgio tenevano risolutamente fermo, costringendo gl’inseguitori a rallentare, l’indian-agent si era spinto innanzi per esplorare il terreno che le erbe nascondevano.

— Le sabbie!... — esclamò. — Saranno mobili o noi potremo passare? Non mi aspettavo una così brutta sorpresa.

By-good!... Ecco che le faccende cominciano ad imbrogliarsi maledettamente!... Eppure bisognerà passare, se vorremo raggiungere il Lago! —

Tornò verso il cavallo e rimontò in arcione, gridando ai suoi compagni, i quali non cessavano di sparare, frenando sempre l’avanzata, ormai non troppo impetuosa, dei Chayennes.

— Lasciate andare e seguitemi. O affogheremo nel fango o vedremo fra poco il Lago.

Chi non ha paura sproni.

— Aspetta un momento, John, — gridò Harry. — Lasciamo respirare un po’ le nostre bestie.

— Ma respireranno anche quelle dei vermi rossi, — rispose l’indian-agent. — No, mio caro, io salto. —

Il cavallone s’inalberò sotto un vigoroso colpo di sperone, poi si gettò risolutamente in quella specie di savana erbosa, facendo schizzare in aria dei larghi sprazzi di fango.

I due mustani ed anche il cavallone di Nuvola Rossa non indugiarono ad imitarlo, sprofondando fino sopra le ginocchia.

— Là, — disse John — ci deve essere qualcuno che ci protegge. Credevo di cadere in mezzo a degli strati di sabbie mobili e di scomparire per sempre.

Forse vi è una costa sotto di noi: speriamo che il cavallo la segua. —