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164 EMILIO SALGARI

— Se provassimo a sparare qualche colpo?

— No: serba la polvere per ora, — rispose John.

Poi alzando la voce, gridò:

— Ohè, camerati!... Badate alle palle e seguitemi sempre. Allargate bene le gambe ed allentate le briglie se.... —

Le sue ultime parole furono coperte da una violentissima scarica di fucili.

Gl’Indiani, quantunque fosse rimasti indietro in causa del nebbione che aveva impedito loro di scoprire e seguire subito i fuggiaschi, si provavano a sparare colla speranza di abbattere, se non i cavalieri, sapendosi pessimi tiratori, almeno i cavalli i quali offrivano un bersaglio più facile.

Era però polvere sprecata, correndo più d’un migliaio di metri fra i due drappelli.

— Lasciateli fare!... — gridò John, vedendo che anche Giorgio armava il suo rifle. — Qui si tratta più di gambe che di piombo. —

I due cavalloni ed anche i due mustani, quantunque cominciassero a dare segni evidenti di essere assai stanchi, resistevano ancora tenacemente, anzi ad ogni scarica di carabine allungavano la corsa, e non già perchè si spaventassero, essendo ormai abituati a quelle cacce rumorose.

Non dovevano però durare a lungo, anche perchè costretti ad aprirsi il passaggio attraverso le alte erbe della prateria, le quali opponevano, di tratto in tratto, non poca resistenza. Era vero che l’urto principale lo sosteneva il cavallone di John, il quale col suo larghissimo petto sfondava furiosamente le jucche e soprattutto le dure asfodele, che somigliano all’aloè senza eccettuarne la lunga asta, in capo alla quale portano un bellissimo fiore.

Fortunatamente anche i cavalli degl’Indiani non parevano trovarsi in migliori condizioni, poichè quantunque vigorosamente aizzati con grida, con colpi di tallone e con colpi di briglia che scoppiettavano sonoramente, non riuscivano a guadagnare gran che sui fuggiaschi.

Altre due ore trascorsero, con un notevole rallentamento da una parte e dall’altra, fra continui colpi di fucile sparati sempre dagli Indiani, poi il cavallone di John si fermò ad un tratto.

By-good!... — bestemmiò l’indian-agent, tentando un colpo di sperone.

Il cavallo mandò un lungo nitrito di dolore, s’impennò, poi invece di andare innanzi retrocesse urtando il mustano di Harry in così malo modo da farlo scartare.

— John!... — gridarono i due scorridori della prateria, mentre Nuvola Rossa afferrava Minnehaha e se la poneva dinanzi alla sella, per paura che qualche palla la cogliesse. — Sprona!...

— Non va più innanzi!... — gridò l’indian-agent, con voce atterrita.