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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST | 153 |
Dietro si precipitavano, con vero furore, trenta o quaranta altri destrieri, cogli occhi in fiamme, le labbra contratte, i denti pronti a mordere.
I primi quattro erano i cavalli degli avventurieri; gli altri, dei mustani selvatici, più meno belli, appartenenti quasi tutti alla antica razza andalusa, discendenti, come già abbiamo detto altrove, dai primi cavalli importati dai conquistatori del Messico e da quelli che eran venuti dall’altra parte del continente americano, sbarcati da Fernando de Loto alla foce del Mississipì.
È strano: il cavallo selvaggio odia il cavallo che ha subìta la schiavitù e se lo ritrova libero non manca di assalirlo e di finirlo a morsi.
Guai ai cavalli che fuggono dalle haciende e cercano di riconquistare la libertà!... La prateria ormai non fa più per loro.
Il mustano selvatico lo fiuta, lo indovina, chiama a raccolta i compagni ed allora non è raro assistere, su quelle immense pianure erbose, a delle corse sfrenate che finiscono quasi sempre colla vittoria dei liberi, i quali non tardano a finire il cavallo schiavo a morsi ed a calci.
La caballada che saliva la prateria, forse spaventata dalla scorreria dei Chayennes, doveva aver incontrato i quattro cavalli degli avventurieri e si era messa in caccia.
Da quante ore durava quella corsa sfrenata? Certamente da molte ore, poichè tutti erano coperti di schiuma ed avevano i fianchi che ansavano come mantici.
I quattro avventurieri lasciarono passare i loro animali, i quali avevano qualche vantaggio, quantunque avessero ricevuto più d’un morso nelle parti posteriori, poi lasciarono andare i lazos e fecero una scarica coi rifles, più coll’intenzione di spaventare che di uccidere.
La caballada, udendo quegli spari e vedendo comparire gli uomini dietro gli ammassi di carbone, si fermò di colpo, piegando le zampe fino a toccare col ventre il suolo, poi fece un fulmineo dietro fronte e s’allontano a corsa sfrenata rientrando nella foresta dalla quale era uscita.
I quattro mustani ammaestrati avevano continuato il loro galoppo furioso, dirigendosi verso il pozzo, poichè appunto là avevano lasciati i loro padroni; poi a loro volta si fermarono udendo parecchi fischi ormai a loro noti.
I bravi animali, quantunque affaticati ed eccitati dalla lunga corsa, avevano udito quei richiami.
Primo di tutti fu il cavallone dell’indian-agent che si fece innanzi caracollando e nitrendo, poi quello di Nuvola Rossa.
I due mustani degli scorridori della prateria, un po’ più selvatici, esitarono un momento, poi anche essi si fecero innanzi dimo-