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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST | 147 |
Il timore di venire raggiunti e scaraventati tutti insieme in fondo al cañon, ciò che sarebbe stato facile ad un animale dotato di una forza così prodigiosa, li decise ad impegnare la lotta.
John fu il primo anche questa volta a far fuoco, e colpì il mostro all’altezza delle spalle, facendogli zampillare subito il sangue; poi fecero fuoco gli altri tre mirando al petto, in direzione del cuore.
Il grizzly, ricevendo quella scarica tiratagli quasi a bruciapelo, si arrestò di colpo allargando le sue zampe anteriori armate di formidabili unghioni, poi si piegò su sè stesso urlando spaventosamente e facendo oscillare la sua mascella fracassata in un modo orribile.
I quattro avventurieri si erano affrettati a battere in ritirata verso la nicchia dove era Minnehaha, che stava aggrappata ai rami per non perdere nulla di quella lotta straordinaria.
Avevano appena ricaricati i rifles, quando l’orso, con uno sforzo supremo si rialzò, e rimessosi sulle zampe posteriori, tornò a scagliarsi innanzi facendo rintronare il cañon di urla spaventose.
— Indietro!... — gridò John. — Non vi lasciate prendere!... —
Sparò una terza fucilata, poi volse le spalle facendo quattro o cinque salti indietro, ma non già coll’intenzione di abbandonare il campo della lotta poichè aveva impugnato subito il bowie-knife, un’arma tremenda, specialmente se maneggiata da un uomo dotato di una forza poco comune.
Harry e Giorgio fecero fuoco producendo all’orso nuove ferite, poi se la diedero essi pure a gambe levate, senza occuparsi della piccola indiana la quale, paralizzata dal terrore, non aveva nemmeno pensato a rifugiarsi in fondo alla nicchia.
Nuvola Rossa però era rimasto sul posto, pronto a farsi sbranare pur di difendere la figlia.
Vedendo il grizzly precipitarsi in direzione del rifugio ed allungare le zampe verso Minnehaha, lo affrontò con un coraggio disperato, urlando:
— Lascia andare!... —
Alzò il rifle e lo scaricò sul muso del bestione, fracassandogli la mascella superiore, poi gettata via l’arma ormai diventata inutile, quantunque fosse ben pesante avendo il calcio laminato d’acciaio, estrasse il machete, il coltellaccio spadiforme messicano che rassomiglia alla navaja spagnuola, e gli si gettò furiosamente fra le zampe anteriori, vibrando colpi all’impazzata.
Il bestione, già tutto grondante di sangue, col muso spaventosamente mutilato, ne aveva abbastanza, tanto più che i suoi occhi non gli servivano più.
Aveva girato due volte su sè stesso, avvicinandosi, senza saperlo, al cañon che gli stava dietro, pronto ad inghiottirlo.
Nuvola Rossa lo incalzava sempre, accoltellandolo ferocemente ed assordandolo con urla selvagge.