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110 | EMILIO SALGARI |
L’indian-agent, pur parlando, contava:
— Venti, cinquanta, cento, duecento.... ancora un po’.... non si sarà sprofondata, spero. —
Un urto violento che li gettò gli uni addosso agli altri, e che strappò un grido a Minnehaha, successe ad un certo momento.
— Lasciate le catene!... — gridò l’indian-agent. — Giorgio, accendi pure una torcia.
Quante ne hai nel tuo sacco?
— Sette.
— Speriamo che bastino. Cercheremo di economizzare la luce più che potremo. —
Il fratello di Harry trasse dal suo sacco da viaggio, che non aveva dimenticato di portare con sè, la scatola di latta contenente l’acciarino e l’esca ed una torcia che in pochi istanti accese.
I quattro uomini avevano raggiunto il fondo della miniera e si trovavano all’entrata d’un vasto piazzale dove si scorgevano confusamente delle costruzioni cadute in rovina ed un gran numero di vagoncini che un tempo dovevano aver servito al trasporto del carbone dalle più lontane gallerie.
― Uscite tutti o la catena vi ammazzerà, — disse John.
— Che cosa vuoi fare? — chiese Harry.
— Impedire agl’Indiani di scendere fino a noi.
— Facendo cadere la catena?
— L’ho sciolta appositamente dal verricello.
— E dopo? Come saliremo noi?
— Lascia fare a me: presto!... Odo il galoppo dei vermi rossi. —
Nuvola Rossa, la giovane indiana ed i due scorridori scavalcarono la botte, avanzandosi verso il piazzale della miniera.
Non avevano percorsi dieci passi, quando udirono un rombo sonoro che si ripercosse fragorosamente entro le tenebrose gallerie.
John aveva ritirato uno dei due capi della catena ed aveva lasciato precipitare l’altro da un’altezza di due o trecento metri.
— Vengano a trovarci ora, — disse il gigante. — Se vogliono tentare il salto, non saremo noi che glielo proibiremo. —
Si arrestò un momento, tendendo gli orecchi. Quantunque il rombo non avesse ancora cessato di propagarsi nelle lunghissime gallerie, udì abbastanza distintamente le grida dei pelli-rosse.
― Saranno assai stupiti di non trovarci più, — soggiunse. Ci cerchino pure. —
In pochi salti raggiunse i compagni, i quali si erano fermati dinanzi alle baracche non sapendo da qual parte dirigersi.
— John, — disse Harry — considerami come un cieco.
— Ho però io la vista buona e la memoria migliore, — rispose li gigante. — È la galleria numero tre che noi dovremo prendere se vorremo rivedere il sole.