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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST 103

tutti un gran da fare a difendersi. Nemmeno John ed i suoi compagni, trattenuti all’avanguardia da un contrattacco d’una banda di nemici, che tentava di tagliare alla carovana la ritirata verso la Sierra, avevano il modo di sbarazzarsi da quella torma e di tornare indietro.

Un momento dopo un altro furgone veniva preso d’assalto, i difensori uccisi e regolarmente scotennati, le donne rapite, i fanciulli massacrati.

Ormai gl’Indiani erano padroni del campo e si slanciavano da tutte le parti alla carica, con urla spaventevoli fra i primi nembi di scintilla che cominciavano a cadere sulle tende dei furgoni, incendiandole.

Non vi era più nulla da tentare da parte dei visi-pallidi. Era giunto, purtroppo, il momento inesorabile del «si salvi chi può».

John, sfuggito miracolosamente alle palle ed ai tomahawah degli Indiani, con uno sforzo disperato era riuscito, spalleggiato dai suoi tre compagni, a sfondare la banda che tentava di ributtarlo contro i furgoni.

— Fuggite!... — gridò egli. — Ognuno pensi alla propria salvezza!... —

I quattro uomini avevano caricato a fondo, mentre Minnehaha, aggrappata a suo padre, si rannicchiava su sè stessa per evitare di farsi ammazzare da qualche palla o da qualche tomahawah.

John credeva di essere seguito, se non da tutti, almeno da una parte degli squatters e dei volontari; ma s’ingannò.

Gl’Indiani avevano tornato a stringere, con rapidità fulminea, le loro linee dinanzi ai furgoni, impedendo così ai disgraziati che erano rimasti indietro, di disperdersi per la prateria.

Allora ricominciò un combattimento furioso, senza quartiere nè da una parte nè dall’altra.

Gli squatters, trinceratisi nei carri, opponevano l’ultima e purtroppo inutile resistenza, poichè venivano fucilati quasi a bruciapelo dalle carabine indiane.

Alcuni di essi, condotti dal vecchio sergente e da qualche volontario, avevano invece tentato di forzare le linee per salvarsi nella prateria, ma, traditi dai loro cavalli, ai quali le forze erano mancate nel momento supremo, erano caduti l’uno sull’altro, finiti quasi subito a colpi di tomahawah e poi scotennati.

John, i due scorridori di prateria, il gambusino e la giovane indiana, dopo una corsa di tre o quattrocento passi, si erano arrestati per sparare sui massacratori alcuni colpi ancora. Anche il capo dei Corvi, la Nuvola Rossa, faceva di quando in quando fuoco; ma non erano certamente gli alleati degli Sioux, dei guerrieri di sua moglie, quelli che cadevano sotto i suoi colpi.

Il bandito mirava sui furgoni, e siccome nessuno poteva seguire