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pio della larghezza del binario; ma vuolsi riflettere al peso delle rotaie di quella linea, che è molto elevato, ed alla di cui determinazione non deve essere stata estranea nemmeno la larghezza dei veicoli che tende a crescere il braccio di leva col quale le oscillazioni agiscono sulle rotaie. A Monteponi invece la larghezza è forse troppo moderata, ciò che avvenne per circostanze indipendenti dalla volontà di chi fece il progetto.

E qui pongo termine proponendomi, nel limite dei miei mezzi, di continuare a tener d’occhio i progressi, che su questa materia si andranno sviluppando in ogni parte del mondo, per tenerne ragguagliato il Ministero, facendone, quando sia il caso, oggetto di ulteriori relazioni. Prego però il cortese lettore a non cercare, in questi scritti, qual sia l’opinione mia; se qualche dato, o qualche deduzione od apprezzamento può esser soggetto di controversia, a questa non intendo sfuggire; ma allorché, come in una recente occasione, vedo distintissimi Ingeneri, impegnati in polemica resa pubblica per la stampa, entrambi colla mia precedente relazione alla mano, dirmi, l’uno fautore, l’altro oppositore delle ferrovie economiche o ristrette io mi domando: a qual prò simile discussione? forse che le opinioni nostre valgono a cancellare i fatti? Io ho procurato di esporre dei fatti, dai quali risultano nel modo il più positivo gli svantaggi, e le economie che sono conseguenza della riduzione del binario; tali e tante, però, sono le circostanze influenti sull’argomento, che è impossibile redigere una formola, che tutte le comprenda e dalla cui risoluzione emerga il partito migliore. La mia opinione in proposito è così trita ed elementare che quasi arrossisco a metterla in carta; «io seguo lo scartamento ridotto tutta volta che, ogni cosa ben considerata, esso mi dà un vantaggio su quello normale»; il difficile consiste nel trovare, nei casi concreti, se questo vantaggio vi sia, o meno; ed è a facilitar questo studio che raccolgo, e vado esponendo e commentando informazioni, alle quali io stesso poi, nell’occasione, ricorro.


Firenze, agosto 1871.