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quello, che pare un’anomalia, ma che facilmente si spiega coll’aderenza artificiale di cui gode per l’ingranaggio, per cui non è necessario che la macchina sia pesante affine di poterne utilizzare la forza; e siccome d’altra parte ogni chilogrammo di macchina è un peso improduttivo che costa moltissimo a tirar su per la pendenza del 25 per cento, ne segue che convenne economizzare nel peso anche a costo di qualche sacrificio nella durata e nella solidità della macchina. Fatta adunque questa eccezione, il quadro ci mostra essere possibile fare una buona macchina con un peso da 90 a 100 chilog. per cavallo, e ci fa vedere l’errore commesso da chi abbisognò di un peso triplo per lo stesso lavoro. Nè sfuggirà a chi esamini il quadro come egli sia specialmente coll’aumento della pressione, che si riesce a diminuire il peso della macchina, e che il cattivo risultato, per esempio della macchina di Broelthal,-ossia la sua eccedenza di peso sull’anzidetto limite, è per una a metà dovuta alla scarsa pressione con cui si lavora, mentre ormai non dovrebbero più ammettersi pressioni inferiori alle 9 o 10 atmosfere effettive; col che, oltre al guadagno nei peso, si avrà anche maggior economia di combustibile potendosi lavorare, proporzionatamente, con maggiore espansione.

La colonna 13 presenta delle cifre diversissime di superficie di riscaldamento per le diverse macchine; ma tutti questi gruppi vengono al pettine nella colonna 18, dalla quale si può tirar la conclusione che con 300 chilog. di macchina si può, e si deve, ricavare un m.q. di quella superficie di riscaldamento che in fin dei conti è il cardine, la base, il primo elemento della forza della macchina. Ma da queste cifre ricaviamo altresi che la superficie di riscaldamento non è egualmente efficace, od utilizzata in queste macchine; così, mentre ogni m.q. di tal superfìcie diede nella macchina di Broelthal cav. 2,4 di forza, ne produsse da 3,2 a 3,4 nelle macchine del Giappone e di Monteponi: senza questa differenza le cifre delle col. 13 e 18 seguirebbero la stessa proporzione di quelle della col. 17. E quanto alla macchina Fairlie, se la sua disposizione permette evidentemente un ampio sviluppo della superficie riscaldante, vediamo però che essa non è molto efficace producendo cav, 2,7.per ogni mq. il che avviene, a parer mio, perchè la supercie del focolare è in minor rapporto con quella dei tubi e perchè la metà della caldaia, che lavora all’indietro, non può egualmente godere dei benefici effetti dei tiraggio.

Un esempio, poi, dell’influenza della pressione sull’econo-