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late, poiché, oltre all’acqua in caldaia la macchina porta un recipienteper 2000 litri d’acqua ed un altro per 300 chilogrammi
di carbone, che sono più che sufficienti per evaporarla: basterà
dunque il coefficiente di ⅛ perchè le ruote non scivolino quando
la macchina sviluppa la forza normale di 2000 chilogrammi. In
tempi asciutti poi e diminuendo la espansione si può fare uno
sforzo anche di 2700 chilogrammi. La superficie di riscaldamento
è di m.q. 39,50 in totale: fu calcolata così da mantenere
una velocità di 10 chilometri anche collo sforzo massimo.
La macchina ha dunque una forza di 135 cavalli ed il suo peso
è di chilogrammi 90 per cavallo. Se la paternità non mi accieca,
mi paiono, queste, ottime condizioni che non s’incontrano sovente
nelle locomotive e che qui si ottennero coll’utilizzare tutto il
peso della macchina e delle provvigioni per l’aderenza, pur contenendo
entro stretti limiti la lunghezza di base delle ruote e
coll’adottare un’elevata pressione di lavoro. Il prezzo di questa
macchina, portata in Sardegna, è di L. 27050, ossia L. 2,23 al chilogr.;
non è molto per una locomotiva di così poco peso e di tanta
forza; anzi ho ragione di credere cie in questo affare il costruttore
non ha fatto guadagni.
Le macchine provviste sono 3 e si corredarono di pezzi di ricambio per L. 10500, essendosi giudicato prudente un buon corredo in un paese ove non si hanno officine meccaniche per provvedere prontamente ai bisogni eventuali del servizio delle macchine.
Il focolare è in rame; le ruote in ferro, con cerchi d’acciaio Bessemer, sono equilibrate con blocchi di ghisa; la caldaia è di lastre Lowmoor; l’alimentazione si fa con una pompa ed un apparecchio Giffard; vi è pure l’apparecchio Lechatellier in sussidio al freno ordinario sulle ruote. Insomma non si sono fatte piccole economie nell’acquisto per averne una molto maggiore nell’esercizio.
Le fig. 19, 20 e 21 rappresentano il disegno dei vagoni, che furono fatti a Milano nelle officine del Sig. Bauer; per conciliare la necessità di avere vagoni coperti colla facilità dello scarico, si fece girevole sul perno A (fig. 21) il semicoperchio A B. per alzare il quale serve il manubrio c; D D (fig. 19) è la porta che si apre dall’alto al basso girando su perno orizzontale: essa si tiene chiusa coi fermagli a, a e porta inoltre in b un lucchetto che si chiude a chiave.
Dopo di aver fatto un bilancio dei vantaggi e degli svantaggi, si abbandonò l’idea delle ruote in ghisa senza cerchio e