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Avendo collocato nella mia camera un pezzo di marna argillosa del miocene inferiore, la quale apparentemente non conteneva elementi salini, allorchè l’atmosfera diventò umida, anche la sua superficie diventò umida. Ritornando il bel tempo la marna asciugò completamente. L’evaporazione dell’acqua, succedeva naturalmente alla superficie. Per l’azione della capillarità l’umidità interna era via via richiamata all’esterno. Nel suo cammino essa trascinava seco gli elementi salini che aveva disciolti, lasciando un piccolo velo bianco alla superficie.
Una serie alternativa di epoche di umidità e di bel tempo portarono alla superficie tanti elementi salini (Cloruro di sodio, Solfato di magnesia, solfato di Calce) da tapezzarla di cristallini e filamenti lunghi uno a due centimetri.
L’atmosfera ritornando umida i sali assorbivano acqua, penetrano sciolti nell’argilla ed essa esternamente almeno aumentava di volume.
L’argilla può assorbire tanta acqua da aumentare di 1/4 il suo volume allo stato asciutto.
Allorquando un fenomeno reale di gonfiamento si verifica nelle argille in cui le marne sono ricche di elementi igrometrici, derivando esso da una azione chimica, determina una pressione immensa alla quale è quasi impossibile opporre una resistenza sufficiente.
I gonfiamenti delle gallerie scavate nelle argille e specialmente nelle argille marnose plastiche del miocene o dell’eocene superiore non devono tuttavia in massima parte considerarsi come veri fenomeni di gonfiamento.
Essi sono prodotti dalla pressione delle materie soprastanti sopra un elemento che è plastico anche per la sola umidità che conserva da secoli nel posto occupato prima dello scavo dalla galleria.
La pressione sopra un elemento plastico tende a modellarlo. Se l’argilla assorbisce umidità per la presenza di elementi igrometrici diventa maggiormente plastica e quindi più facilmente modellabile.
Se l’argilla sotto l’azione di una pressione può avere libera una uscita, vi si caccia, e quindi la base delle gallerie, eseguita la muratura della calotta, si solleva per l’argilla che sfugge alla pressione.