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degli Arciduchi d’Austria Conti del Tirolo 47


Sotto la data del 24 aprile registra il Settimanni nel suo diario che «gli arciduchi vanno a desinare al Poggio Imperiale, ove fu fatta una giostra al burato, che divertì molto le Loro Altezze». Anche il Ronchi ne scriveva al duca, come di divertimento compreso nel programma delle feste «pensano di fare una corsa al burato al Poggio Imperiale1, una comedia in musica et una caccia di fiere nel theatro, ove si fece la festa per Vostra Altezza.


    e fu allora, che il Gaudenzio Brunacci scrisse la relazione del seguito nella ambasciata del marchese Odoardo Valenti Gonzaga per il Serenissimo di Mantova l’anno 1663 alla Serenissima repubblica di Venezia e che fu posto in stampa il discorso del Valenti diretto al Doge, il quale cominciava così: Pur troppo il mondo restarebbe oppresso fra l’infelicità del destino se le ationi degli huomini illustri condannati ad una perpetua oblivione fossero trionfo del tempo. Chi havrebbe guidati i Temistocli per gli Elesponti, spronati i Curtij nelle voragini, se quelli non avessero ambito al pari di Milziade una memoria su la piazza d’Athene e questi eternato un trofeo nel Campidoglio?...»
         Vedovo dell’Eleonora Copini si strinse in seconde nozze a Laura di Castelbarco, che a lui sopravisse fino al 1690. Era rimasta vedova nel 1677.

  1. Correre al buratto vale quanto correre la quintana, che è come dire, rompere la lancia correndo contro una figura di legno. Ma sembra, che fra queste due corse passasse divario, poichè in quella al buratto, l’uomo di legno portava nella destra una spada o un bastone, col quale percuoteva chi nel corrergli accanto non riuscia a colpirlo.