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tenerezza del nostro cuore verso quegli infelici amanti si debba credere assai più nutrita dal prestigio delli romanzi, e delle opere di poesia e di pittura, le quali ne usurparono l’argomento; che non dalla certezza di un caso, il quale avrebbe dovuto appartenere alla santità dell’istoria.

O consultino in fatti gli annali, o ne cerchino le reliquie, o ne leggano le novelle, essi non vi trovano che implicanze da non poter sciogliere, e per essi tutto aiuta la tenera fiducia che nasce in cuore di ognuno alla visita di quella tomba, che i fieri casi di Giulietta e di Romeo sieno, come scrive il Carli, una favoletta coronata dalla fantasia degli scrittori. Aggiungono per di più, che così debba credersi anche per questo, che il massimo dei poeti e degli annalisti Italiani non ne à mai fatto pur motto; quando invece è stata tale la infelice sorte di Giulia, ed accadde in tal’epoca, che il gran Cantore della Pia e della Francesca non avrebbe potuto dimenticarla.