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che conservate da essi, e per altri fonti ricevute, dieno modo amplissimo a spiegare lo stretto racconto che fa lo storico, il farne uso è dovere. Il Dalla Corte poi, avendo lavorato sopra cronache, non ha certo avuto neppur esso vie chiare a tutt’affatto intender la cosa. E siccome degli avvenimenti medesimi de’ nostri giorni, per istrepitosi che sieno, le ultime circostanze si raccolgono sempre in confuso, così è proprio un’indiscrezione il non contentarsi del sommo delle cose ch’egli, il Dalla Corte, ebbe il merito di aver raccolte, ed a gran pena tre secoli dopo; più ancora, il voler negarle, quando già l’obbiezione di alcune circostanze finali non molto bene determinate, la si trova distrutta dal maggior numero delle principali, e di quelle che sono garantite dalla fede storica.

Ed eccomi aperto il campo all’ultima delle risposte che debbo all’opposizione del Biancolini. Io dico adunque, che s’egli avesse fatto buon uso di queste regole dell’arte critica; anzi se avesse