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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA | 71 |
spondono all’infuori della zona solfifera alle sostanze organiche le quali vennero in questa zona consumate dalla natura per la produzione della principale ricchezza mineraria di Italia. Il petrolio, la nafta ed in genere gl’idrocarburi che si trovano in abbondanza nel miocene inferiore (eocene superiore), e specialmente nelle marne gessose-salifere, derivano dalla scomposizione ad una pressione notevole delle alghe e principalmente delle fucoidi, sotto l’influenza dei sali e specialmente dei cloruri che sono forniti dalle acque marine. L’emanazioni dei carburi d’idrogeno e di idrogeno dalle maccalube, non sono che il prodotto della scomposizione della nafta, del petrolio ed in genere delle sostanze organiche sparse nelle marne ed argille del miocene inferiore (eocene superiore), scomposizione che succede ancora attualmente. Allorquando la temperatura del terreno in cui ha sede una maccaluba per l’azione del calore interno della terra viene ad aumentare, le sostanze organiche riducono il solfato di calce con cui sono associate e l’emanazioni d’idrogeno carbonato sono accompagnate da acido solfidrico.
5° La marcassite e la calcopirite che si incontrano in Sicilia nel miocene inferiore, erano originariamente un deposito di ferro e di rame originato dall’evaporazione delle acque marine in cui erano in soluzione. Questo deposito restò associato al solfato di calce, e non di rado a sostanze organiche, le quali, riducendo il solfato suddetto, produssero od acido solfidrico o solfuro di calcio, dalle cui soluzioni e reazioni sul ferro e sul rame provennero le piriti e le calcopiriti.
6° I movimenti, ai quali furono nell’epoca terziaria soggetti i terreni in Sicilia, specialmente nella zona solfifera, non furono movimenti bruschi ma movimenti ài oscillazione del suolo. A partire dalla formazione nummulitica, il suolo venne innalzandosi lentamente, isolando così alcuni tratti o porzioni dell’Oceano. Dopo la deposizione successiva in questi tratti dei vari precipitati chimici originati dall’evaporazione delle acque marine, si produssero rotture e quindi correnti, alle quali si deve attribuire la formazione dei conglomerati e delle arenarie del miocene medio. L’innalzamento del suolo continuava tuttavia se non in tutta almeno nella massima parte della zona occupata dal miocene inferiore (eocene superiore).
L’irregolarità dei movimenti, le piegature diedero origine alla formazione di laghi, nei quali si deposero poscia le rocce dell’epoca solfifera. Il suolo arrivò alla sua massima altezza durante il periodo della formazione del calcare siliceo e del minerale di zolfo. A partire da questo punto il suo movimento da ascendente diventò discendente, e sulla fine del periodo della formazione gessosa il suolo fu di nuovo lentamente invaso dalle acque marine, nelle quali si formò il deposito dei trubi o del calcare marnoso a foraminiferi. Le cause vulcaniche cominciarono allora a manifestarsi in moltissime località coi fenomeni eruttivi in massima parte sottomarini, ai quali sono dovuti i basalti di Cattolica, della provincia di Siracusa, ed i basalti antichi che formano la base dell’Etna, contemporanei tutti delle marne plioceniche ed anche in parte dei tufi calcarei. Lo sfogo delle cause vulcaniche in così grande scala ha modificato il movimento di oscillazione del suolo, rendendola soprattutto meno irregolare.
Il sollevamento successivo del terreno pliocenico in Sicilia, sollevamento il quale continua ancora oggidì come si è potuto verificare sulle coste dell’Isola, è regolaris-