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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 69

CONCLUSIONI.




Affinchè sia facile il determinare l’importanza e la natura delle correzioni e delle aggiunte recate alla Memoria con questa Appendice, si ripeteranno quivi letteralmente le conclusioni esposte sulla fine della Memoria suddetta, come il riassunto generale della storia o della genesi della formazione terziaria della Sicilia, introducendovi solo quelle modificazioni che sono il risultato delle sovraesposte considerazioni.

1° Le arenarie, le argille e marne ferruginose, gessose, bituminose e salifere comprese tra l’alberese ed i conglomerati del miocene debbono considerarsi come una sola formazione prodotta in parte per via meccanica, in parte per via chimica dall’evaporazione successiva delle acque marine. Questa formazione considerata nella Memoria come il miocene inferiore, con maggiore probabilità si deve considerare come eocene superiore. Essa è dovuta alle grandi dislocazioni terrestri ed alle grandi modificazioni nel movimento di oscillazione del suolo che separarono profondamente la formazione terziaria dalla formazione secondaria, come le cause che separarono il terreno di transizione dal terreno secondario diedero origine alla formazione di colossali depositi analoghi nel Trias.

I giacimenti di salgemma della Sicilia e probabilissimamente quelli di Lungro in Calabria, di Volterra in Toscana, di Salsomaggiore nel Parmigiano o costituiscono la parte più elevata di questo terreno, ovvero provengono dalla soluzione per mezzo delle acque piovane del cloruro di sodio esistente nella formazione suddetta, e dalla successiva evaporazione di queste acque in laghi nei quali esse venivano a riunirsi.

2° I depositi di zolfo debbono la loro prima origine alla riduzione del solfato di calce per mezzo delle sostanze organiche. Se la riduzione ha luogo in presenza dell’acqua si forma acido solfidrico, acido carbonico e carbonato di calce, i quali elementi, se l’acqua è in quantità sufficiente, passano totalmente in soluzione formando sorgenti solfuree. Queste acque in presenza dell’atmosfera, se l’acido solfidrico non si disperde allo stato di gaz, producono un deposito in cui lo zolfo ed il calcare stanno fra loro come i loro chimici equivalenti, e quindi nel rapporto di 24 a 76. Se l’acido solfidrico si disperde nell’atmosfera, il calcare resta povero o privo di zolfo. Se la riduzione dei solfati ha luogo senza la presenza dell’acqua, i solfuri restano indecomposti e si sviluppa una gran quantità di acido carbonico il quale, scomponendo in presenza dell’acqua