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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 63

alle marne ed argille del miocene inferiore. La divisione pressochè chimica di questo materiale fu causa che essa venisse facilmente trasportata a dalle acque nei laghi dell’epoca solfifera, nei quali potè poscia passare in soluzione o restare lungo tempo in sospensione, in modo da potere essere segregata dagli infusorii per la fabbricazione delle loro spoglie. Pare quindi che la silice, che forni il materiale per la formazione dei banchi di tripoli, in gran parte provenga dalla riidda, in parte dalle sostanze organiche che si trovavano in abbondanza nei laghi sulfurei, in parte infine dalla scomposizione dei silicati per mezzo dell’acido carbonico e degli altri acidi originati essi stessi dalla scomposizione delle sostanze organiche. Pare che questa scomposizione sia facilitata dal miscuglio di acque dolci e di acque salate, il quale doveva succedere necessariamente nei laghi miocenici.

Tutte le acque che in Sicilia percorrono la zona delle argille salifere, sono tutte più o meno salate: sono altresì salati i piccoli laghetti, i quali si trovano in questa zona. Molto più salati dovevano essere i laghi sulfurei alimentati da acque, le quali dovevano necessariamente percorrere o trovarsi in contatto colle marne salifere del miocene inferiore o del miocene medio, le quali ultime altresì racchiudono nella zona solfifera una certa quantità di cloruro di sodio proveniente dal miocene inferiore. Ancorchè le acque contenessero in soluzione una piccola quantità di cloruro di sodio, il loro arrivo periodico in tutti gli anni nei laghi, e la concentrazione costante di queste soluzioni saline prodotte dalla loro evaporazione dovevano aumentare in modo notevolissimo la loro salsedine. In prossimità poi delle miniere di salgemma, come a Villarosa, a Serradifalco, a Montedoro, Bonpensieri, Sutera, Casteltermini e specialmente a Racalmuto i laghi sulfurei dovevano essere salatissimi.

Dopo un periodo di grandi piogge dovevano scaricarsi nei laghi molte acque, le quali, se non erano dolci, potevano tuttavia essere considerate come tali, allorchè il cloruro di sodio che si trovava sul cammino da esse percorso, era stato quasi tutto esportato. Il miscuglio sopraccennato delle acque dolci e delle acque salate, doveva quindi succedere necessariamente, e doveva in conseguenza essere facilitata la scomposizione delle sostanze organiche. Ammessa l’ipotesi esposta nella Memoria sulla genesi del tripoli e del calcare siliceo, questo sarebbe il rappresentante del carbonato di calce originato dalla scomposizione dei silicati per mezzo dell’acido carbonico, e dovrebbe occupare il posto che occupa effettivamente nella serie successiva delle varie rocce.

Il carbonato di calce infatti non poteva precipitarsi nelle acque dei laghi mentre grande era la quantità di acido carbonico che vi arrivava, a meno che cominciassero ad essere sature. La precipitazione del carbonato doveva quindi essere preceduta da un deposito di tripoli.

Se invece si ammette che la riduzione dei solfati e l’apparizione degli elementi sulfurei nei laghi dell’epoca miocenica sono fatti contemporanei, l’origine del calcare siliceo deve essere in parte attribuita all’azione delle acque piovane che, raccogliendosi nei laghi suddetti, vi portarono il carbonato di calce sciolto nel loro cammino mercè l’acido carbonico da esse assorbito nell’atmosfera, ed attribuito per l’altra parte al