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60 S. MOTTURA

tutto la struttura ed il carattere che assunsero allorchè vennero deposti dalle acque marine, che li tenevano in soluzione. Non ho potuto esaminare i gessi sottostanti al terreno solfifero. Se essi si incontrassero allo stato anidro, si dovrebbe ammettere che le sorgenti minerali che alimentavano i laghi solfurei contenevano in soluzione monosolfuro di calcio. Se i gessi suddetti fossero tuttavia passati allo Stato di anidrite inferiormente ai centri solfiferi, essi si dovrebbero incontrare allo stato anidro almeno in alcune località in vicinanza di questi centri. L’averli quindi trovati sempre inalterati, dimostra che probabilissimamente la temperatura del miocene inferiore non fu elevata al punto da trasformare in anidrite la massa dei gessi racchiusa in questo terreno e che si può ammettere con tutta probabilità che la loro riduzione abbia avuto luogo in presenza dell’acqua, e che il monosolfuro di calcio si sia scomposto allo stato nascente con produzione di bicarbonato di calce e di acido solfidrico.

Le acque dei laghi di Tivoli dimostrano chiaramente che la riduzione dei gessi può verificarsi in larga scala ad una temperatura di 24°.

Sono rinomate in Sicilia le acque solfuree di Santa Venera, località distante tre chilometri circa da Aci-Reale, dove ora furono condotte per dare vita ad un bellissimo stabilimento di bagni eretto dal barone Pennisi. Le acque solfuree sgorgano superiormente ad un banco di argilla racchiuso fra le rocce vulcaniche dell’Etna, e ciò non ostante la loro temperatura non è che di 22°.5 centigradi (V. Analisi di G. de’ Gaetani). Queste acque contengono bicarbonato di calce ed acido solfidrico, solfato di calce, solfato di magnesia, cloruro di sodio e materia organica.1 Esse sono quindi analoghe alle acque dei laghi di Tivoli, e la presenza dell’acido solfidrico e del bicarbonato di calce vi è dovuta alla riduzione del solfato di calce per mezzo delle sostanze organiche, e dimostra che, se anche sull’Etna nella formazione di una sorgente solfurea non si osserva un’elevazione di temperatura, non è necessario“ammettere che durante l’epoca solfifera questa elevazione, tutto che certa, sia stata tale da trasformare i gessi in anidrite. Nella storia delle eruzioni vulcaniche della Sicilia debbonsi distinguere due periodi. Il periodo più recente cominciò alla fine dell’epoca pliocenica od al principio dell’epoca attuale: il periodo più antico cominciò allorchè ebbe fine l’epoca miocenica, ed a questo periodo debbonsi riferire i basalti della base dell’Etna, i quali si mostrano in forma maestosa appunto in queste regioni e specialmente in prossimità di Aci-Castello. L’argilla superiore a questi basalti è un deposito marino dell’epoca pliocenica. Nel sollevamento del suolo si formò in questa regione una specie di lago, in cui si evaporavano le acque del mare. Il deposito chimico di solfato di calce, di cloruro di sodio ec., restò probabilissimamente associato alle alghe trascinate nel lago dalle acque che vi penetravano per supplire all’evaporazione, come succede attualmente nelle saline. Dalla scomposizione di queste sostanze organiche, dalla loro azione sul solfato di calce, derivano le esalazioni di idrogeno carbonato e la natura solfurea della sorgente.

  1. Aveva scritto questa Appendice allorchè ricevetti il pregevolissimo lavoro del prof. Silvestri, Sulla composizione chimica dell’acqua minerale di Santa Venera. Egli vi ha constatato la presenza del solfuro di sodio, l’assenza del solfato di calce, ciò che prova che alla temperatura di 19° la riduzione dei solfati di calce, di sodio ecc., è completa. Constatò di più la presenza d’un idrocarburo gassoso sciolto nelle acque.