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e tanto il primo che il secondo si raggrupparono in cristalli. Lo strato di carbonato di calce cristallino è sempre in capo allo straterello di zolfo ed aderente allo strato superiore di calcare compatto. La ragione di questo fatto è ovvia e naturale. Le molecole di carbonato di calce, a misura che si precipitavano, dovevano portarsi a preferenza sul calcare superiore che sullo zolfo sottostante, e lo stesso reciprocamente si deve dire dello zolfo.

Ho osservato altresì che nelle spaccature o fessure incontransi spesso stalattiti calcaree, le quali sono accompagnate dal rinchiusu o dall’acido carbonico ivi racchiuso. La presenza contemporanea di questo gaz e delle stalattiti calcaree, prova che queste furono generate dalla scomposizione del bicarbonato di calce forse posteriormente alla formazione del minerale. Queste stalattiti sono tappezzate di cristalli di calcare spatico ed hanno la forma di romboedri inversi come quelli che, in varii casi, costituiscono lo straticello di calcare cristallino nella varietà di solata il cui periodo consta di tre termini Questo fatto pare indicare che gli straterelli suddetti furono in alcuni casi originati in un modo analogo a quello con cui furono formate le stalattiti calcaree. Se questi straterelli furono, come le stalattiti, prodotti dalla scomposizione del bicarbonato di calce, lo zolfo che le accompagna dovette venire prodotto dalla scomposizione dell’acido solfidrico, a meno che le stalattiti e gli straterelli sopraccennati sieno stati prodotti posteriormente alla formazione del minerale.

Che la formazione delle stalattiti calcaree e forse anche del calcare cristallino nel minerale a struttura solata tipo Q, si debba attribuire in parte a bicarbonato di calce penetrato in soluzione nel minerale posteriormente alla sua formazione e scomposto lentamente nelle cavità o nei vuoti del minerale suddetto, è cosa probabilissima.

Una parte notevole del minerale nell’epoca solfifera e nelle epoche successive fu ossidata e trasformata in solfato di calce. In questa trasformazione l’acido carbonico del carbonato che forma la matrice dello zolfo venne messo in libertà. Esso passò in parte in soluzione nelle acque, e, combinandosi col calcare restante, formò bicarbonato di calce, il quale, penetrando nelle cavità del minerale e scomponendosi lentamente, dovette produrre stalattiti calcaree e cristalli di carbonato di calce aventi le loro punte rivolte verso il muro degli strati.

L’ipotesi della genesi dello zolfo dall’idrogeno solforato associato al bicarbonato di calce serve altresì a spiegare la formazione del calcare avente la stessa struttura della solata a tre termini col difetto dello straterello di zolfo. L’acido solfidrico sarebbe in questo caso sfuggito probabilmente allo stato di gaz come nei laghi di Tivoli, e lo straterello di calcare cristallino sarebbe stato prodotto in un modo analogo a quello delle stalattiti calcaree.

Se l’ipotesi delle sorgenti contenenti bicarbonato di calce ed acido solfidrico serve benissimo a spiegare la genesi di tutti questi minerali e di queste rocce, non si può negare tuttavia che l’ipotesi di sorgenti contenenti in soluzione monosolfuro di calcio rende ragione in modo più soddisfacente della genesi della solata e specialmente dei rapporto intimo e costante tra le quantità cristalline di zolfo e di calcare, e dello sviluppo relativo dei cristalli di queste sostanze; poichè in questa ipotesi le formazioni del