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54 | S. MOTTURA |
nell’atmosfera e fa sentire il suo odore ad alcuni chilometri di distanza. Questo fatto è sicuramente un’obbiezione importante contro l’origine del minerale di zolfo dalle soluzioni di idrogeno solforato e di bicarbonato di calce, principalmente se si tiene conto dell’importanza che dovevano avere le sorgenti dell’epoca solfurea in Sicilia.
Se tuttavia si suppone che le sorgenti erano piccole rispetto alla quantità di acqua contenuta nei laghi, l’acido solfidrico avrebbe potuto stare in soluzione e venire successivamente scomposto in presenza dell’ossigeno atmosferico in zolfo ed acqua. Questa supposizione non è assurda.
L’acqua, alla temperatura di 11° ed alla pressione atmosferica, può contenere in soluzione due volte e mezzo il suo volume di acido solfidrico. Se gli straterelli che si osservano nella solata sono il risultato delle emanazioni di un anno, e, se si osserva che lo spessore di questi straterelli in media non è superiore a 6 od 8 millimetri, di cui un millimetro e mezzo o due millimetri sono rappresentati da zolfo, le acque dei laghi avrebbero dovuto contenere in soluzione una quantità di acido solfidrico rappresentato da un volume avente per base la superficie del lago e per altezza metri 2,161 a 2,881. Per contenere in soluzione questa quantità di acido solfidrico le acque, nelle condizioni suddette di temperatura e di pressione, avrebbero dovuto avere un’altezza di 0m,86 ad 1m,15. Egli è vero che la temperatura delle acque dei laghi era più elevata nel quale caso la loro altezza per tenere in soluzione la quantità sopraccennata di acido solfidrico, dovrebbe essere superiore. Giova tuttavia osservare che diventando l’acqua profonda aumenta notevolmente la pressione a cui è sottomesso l’acido solfidrico, ed aumenta in conseguenza notevolmente la quantità di questo gaz che l’acqua può tenere in soluzione. Le acque profonde erano quindi come una specie di serbatoio di acido solfidrico, il quale poteva così scomporsi a poco a poco a misura che veniva in contatto coll’atmosfera.
L’altezza di 1m,15 di acqua è minore di quella che annualmente si evapora in Sicilia, e dimostra in conseguenza la possibilità e la probabilità che il minerale corrispondente ad un periodo nella solata sia il risultato delle emanazioni di un anno.
Se nei laghi di Tivoli il gaz idrogeno solforato si disperde così facilmente nell’atmosfera, egli è specialmente perchè le acque sono ivi in continuo movimento. Le acque del laghetto delle Colonnelle a breve distanza entrano in quello delle acque Albule, dal quale parte un canale della portata di un metro cubo per secondo. L’effetto della scomposizione dell’acido solfidrico comincia appena ad avvertirsi ad una distanza di 200 metri dal lago. L’acqua comincia ivi ad intorbidarsi, e l’intorbidamento per la scomposizione dell’idrogeno solforato aumenta ancora a un chilometro e mezzo di distanza. A questa distanza le acque, non ostante il loro movimento, il loro rinnovarsi più volte in contatto coli’ atmosfera, contengono quindi ancora idrogeno solforato in soluzione. Se esse rimanessero tranquille, questo gaz non si disperderebbe quindi così facilmente e potrebbe scomporsi quasi intieramente in contatto coll’atmosfera.
Le acque del lago dei Tartari invece sono sempre stagnanti, tranquille, e sono quindi sempre torbide per lo zolfo che esse contengono in sospensione originato dalla scomposizione dell’acido solfidrico. Se non vi si verifica un deposito di zolfo abbondante,