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50 | S. MOTTURA |
attribuire (come ho procurato di dimostrare trattando dell’origine dei gessi) la formazione di una parte notevole del deposito gessoso dell’epoca solfifera.
La distruzione del minerale continuò poi in larga scala nell’epoca pliocenica e nel periodo successivo, e continua ancora al presente. Alcuni gruppi solfiferi sparirono quasi intieramente in queste epoche, altri furono notabilmente rovinati. Anche il miocene medio ed inferiore, come si può osservare dall’ispezione del terreno, subirono, come formazioni, perdite colossali, principalmente perchè costituiti per i 9/10 almeno da marne che si disgregano facilmente sotto l’azione degli elementi atmosferici, e che per la loro finezza sono facilmente trasportate dalle acque.
In poche regioni probabilmente i terreni furono rovinati in proporzioni maggiori anche dopo l’epoca pliocenica come in Sicilia, sia per la loro natura marnosa e franosa, sia perchè vennero sollevati ad un’altezza considerevole sul livello del mare, rotti e fessurati in modo da dare origine a molte valli, per le quali una parte notevole del loro materiale venne esportato all’oceano. Si può ritenere che i 9/10 del terreno pliocenico, il quale ha in varie località come nei dintorni di Piazza Armerina una potenza non inferiore a 500 o 600 metri, furono rovinati ed esportati.
Per tutte le sovraesposte considerazioni credo che il minerale solfifero non rappresenti un 1/5 della quantità di zolfo trasportata nei laghi dell’epoca miocenica.
Nel giudicare quindi della ricchezza ed estensione dei depositi di zolfo in Sicilia si deve tenere calcolo di tutte queste trasformazioni e rovine subite dal minerale dall’epoca miocenica all’epoca attuale inclusivamente, trasformazioni e rovine che, sia per la natura del minerale, sia per i grandi movimenti a cui soggiacque il suolo, sia per la natura dei terreni sui quali è basata la formazione solfifera, furono forse in media immensamente più grandi per queste che per altre miniere, specialmente se si ha riguardo all’epoca poco remota in cui esse si formarono. Per queste ragioni pare che, invece di ammettere che la metà, ed in alcuni casi i due terzi, della superficie occupata in media da ciascun gruppo solfifero racchiude inferiormente minerale di zolfo, si può con maggiore probabilità di avvicinarsi al vero stato delle cose ammettere che la parte utile occupata da ciascun gruppo è circa la metà della sua estensione. Modificando in questo senso il calcolo relativo alla quantità probabile di zolfo posseduta dalla Sicilia, senza alterare le ipotesi relative alla ricchezza media del minerale, allo spessore medio degli strati ed al numero dei gruppi solfiferi, risulterebbe che la Sicilia possiede ancora 260 milioni di quintali metrici. Data quindi un’escavazione (non una produzione) di 2,400,000 quintali all’anno, corrispondente ad un dipresso all’escavazione annua attuale, la durata di queste solfare sarebbe di un secolo od al più di un secolo ed un quarto se la produzione si conservasse costante. Questa produzione in seguito alla costruzione delle ferrovie, delle strade ordinarie ed ai miglioramenti che si introdurranno nella coltivazione delle solfare, deve tuttavia aumentare; e quindi la durata di queste miniere sarà certamente minore del tempo ora accennato. In questa cifra di 260 milioni di quintali metrici è compreso lo zolfo dei gruppi completamente mascherati.