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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 49

tra F e C si può sapere con una certa approssimazione sino a quale profondità debba ancora discendere lo strato D e a quale profondità si debba aprire dal pozzo una galleria di carreggiatura e di scolo delle acque.Lo strato E pare che non oltrepassi il vallone, poichè a valle dell’entrata della galleria si trovano quasi orizzontali i gessi, i quali debbono essere inferiori al minerale. Essendo il briscale in E quasi verticale, è probabile che questo strato ad una breve profondità sia anche esso troncato, come lo è probabilissimamente in D lo strato della solfara principale.

Potrei citare altri esempi,in cui l’esame dei cristalli è fecondo di osservazioni importanti non solo per la scienza ma anche per l’industria. Gli esempi di Pilieri e specialmente di Pecoraro mi paiono tuttavia sufficienti per dimostrare l’utilità e la necessità di queste osservazioni.

L’esame dei cristalli di calcare, di solfato di calce e della legge che essi seguono nella loro direzione, fu una conseguenza dello studio della genesi dello zolfo. Questo studio, il quale pare poco utile per l’industria, è stato causa di molte osservazioni che non si sarebbero fatte altrimenti e che tuttavia sono di importanza immensa per l’industria.


Durata delle solfare. — La quantità di zolfo ancora al presente racchiuso nei giacimenti della Sicilia venne nella Memoria valutata a 500 o 550 milioni di quintali metrici. Avendo poscia per la formazione della Carta geologica osservato accuratamente alcuni gruppi solfiferi che prima aveva solo attraversato, ed avendo studiato in tutti i dettagli l’andamento degli strati ed il loro limite, credo che la cifra di 500 milioni di quintali metrici sia esagerata.

La lunghezza media di questi gruppi non è superiore a tre chilometri e la loro larghezza a 450 o 500 metri. Quanto alla ricchezza del minerale ed allo spessore medio degli strati si possono ammettere le ipotesi stabilite nella Memoria. Le solfare isolate di piccola importanza sparse nella zona solfifera non furono considerate come un gruppo, a meno che esse appariscano solo come una piccola parte di un giacimento che messo in evidenza meriti effettivamente il nome di gruppo. È cosa sommamente difficile il potere determinare il limite dei gruppi solfiferi: il giacimento è sempre diviso in varie piccole solfare corrispondenti alle varie sue parti, staccate completamente le une dalle altre, ed aventi in media un’estensione minore che non è quella delle parti sterili dalle quali esse sono separate. Per definire il limite di un gruppo bisogna definire il limite di tutte queste piccole solfare.

Gli strati di minerale spariscono spesso bruscamente anche nelle parti centrali dei giacimenti, tuttochè continuino le altre rocce dell’epoca solfifera e specialmente i gessi. Questo fatto può dipendere da due cause: 1° Dalle variazioni subite dai laghi nel loro contorno e nella loro profondità, allorchè cominciarono le emanazioni solfuree; 2° Dall’ossidazione completa sia degli elementi solfurei appena furono apparsi nei laghi, sia dal minerale già deposto con formazione di solfato di calce. Ed è appunto alla grande quantità di minerale trasformato in solfato calcico durante questo periodo, che si deve