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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA | 45 |
parte è coperto dal fabbricato della solfara, in parte dai genisi o dai rosticci dei calcaroni e non figura come uno strato ma come un complesso di massi.
Lo strato di tufo E e l’arenazzolo g non sono nemmeno discernibili da chi ne avesse la conoscenza e li cercasse all’esterno con tutta l’attenzione e la cura immaginabile. Il briscale è solo visibile di fianco alla solfara: quello generato dal calcare solfifero perciuliato c si disfece completamente riducendosi in detrito.
L’arenazzolo superiore, i trubi ed il tufo E’ sono mascherati completamente da detriti di terre vegetali e da genisi del minerale già esistente. Lo strato infine di calcare perciuliato ti non è continuo, si mostra solo in massi di 4 a 5 metri o più sporgenti a traverso la terra vegetale, dimodochè chi visita questa località non vi riconosce facilmente l’esistenza di un banco di calcare, se si eccettua un piccolo tratto della regione Nord del giacimento, e può credere che i massi di questa roccia sporgenti a traverso la terra vegetale provengano dalle rovine della cresta del monte. I banchi di questo calcare in C’ non hanno che un’inclinazione di 25°. Questa inclinazione aumenta discendendo a tal segno che, quando gli strati cominciano ad essere coperti dalle marne A’ della maccaluba, essa è già di 50° a 60° gradi circa.
I massi di calcare c’(perciuliato) ed il calcare superiore C’, hanno una struttura affatto diversa, nè si può ammettere che dalle rovine della cresta del colle provengano i blocchi ti sporgenti a traverso le terre vegetali sottostanti. Ciò che rende importante l’esame di questi massi è la presenza di cristallini di calcare in straterelli come nella solata. Essi hanno costantemente le loro punte dirette verso l’alto. Questa costanza nella direzione dei cristalli dimostra che questi massi non provengono da rovine di altri calcari, e che rappresentano l’affioramento di uno strato, non solo raddrizzato, ma rovesciato con un angolo di 155°. Se ora si ammette rovesciato il calcare perciuliato c’, deve essere rovesciato anche il calcare C’; ed infatti dalla prima impressione prodotta dall’aspetto del calcare e dalla maccaluba M, giudicai che vi fosse rovesciamento. Restava tuttavia a determinare se il minerale fosse anch’esso rovesciato. Se il minerale fosse stato rovesciato sarebbe stata cosa conveniente ricercare inferiormente verso il vallone H la parte della solfara non rovesciata. Se invece il minerale non aveva partecipato a questo rovesciamento, conveniva ricercare lo strato solfifero rovesciato tra la cresta del monte ed i banchi in coltivazione.
Per risolvere questa questione dovetti ricorrere all’esame dei cristalli nella solfara. Da questo esame constò che il minerale non è rovesciato e che è stato sollevato solo di 25°. Avendo poscia avuto occasione di avere informazioni sulle rocce incontrate nell’esecuzione dell’acquedotto HS (ora impraticabile), si seppe che esso percorse a principio marne azzurre analoghe a quelle che si trovano presso la maccaluba, e poscia penetrò in un calcare simile al calcare C’, al quale tenne dietro uno strato di tufo e poscia il minerale di zolfo.
Conveniva quindi ricercare sopra la solfara attuale lo strato solfifero rovesciato e, siccome sopra.la solfara in coltivazione non appariva briscale ma solo il calcare perciuliato c’ e le terre vegetabili specialmente in E’, lo zolfo (dato che vi esistesse) doveva rinvenirsi in corrispondenza dello strato di calcare perciuliato, oppure in corrispondenza delle terre arabili E’.