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30 | S. MOTTURA |
Anche nel minerale di zolfo si trova, e dappertutto, pirite di ferro. La sua esistenza nel minerale è dimostrata chiaramente dal pitirru o solfato acido di ferro e di allumina, che si incontra in quasi tutte le gallerie da lungo tempo scavate e nei genisi o rosticci dei calcaroni; i quali, allorquando sono stati esposti per qualche tempo all’azione dell’atmosfera, diventano spesso coloriti più o meno intensamente in rosso dall’ossido di ferro. Quanto più il minerale è marnoso, tanto più in regola generale il colorito rosso dei rosticci diventa più carico, il che indica che i minerali marnosi contengono una proporzione maggiore di ferro.
Qualche volta le acque piovane, che filtrano a traverso i rosticci e sortono poscia lentamente ed in piccolissima quantità al loro piede, contengono in soluzione ferro probabilmente allo stato o di solfato o di carbonato, il quale si precipita passando allo stato di perossido. Il calcare solfifero è sempre più o meno marnoso: la marna proviene dai terreni dell’epoca antecedente e specialmente dal miocene inferiore (eocene superiore), nel quale trovasi sparsa una quantità notevole di ossido di ferro. Quanto maggiore è la quantità di marna associata al minerale, tanto maggiore è in conseguenza nella massima parte dei casi la quantità di ferro allo stesso minerale associata. Il ferro trovandosi nei laghi solfurei in presenza o del solfuro di calcio o dell’acido solfidrico, dovette passare necessariamente allo stato di pirite, ed in questo stato deve oggidì essere sparso nel minerale, ancorchè sia difficile vederlo direttamente e naturalmente.
I trubi possono con vantaggio essere impiegati nella fabbricazione delle calci idrauliche, le quali si comportano come cementi. La loro cottura perchè sia regolare deve essere fatta nei forni continui, e ciò avuto riguardo specialmente, sia alla varia e piccola grandezza dei pezzi di trubo somministrati dalle cave, sia al combustibile più conveniente in Sicilia, specialmente sulle miniere, che è il minuto del carbon fossile. Non entrerò qui a descrivere le dimensioni dei forni, la durata della cottura, la quantità di combustibile da impiegarsi, poichè ciò altererebbe la natura di questo scritto. I trubi compatti meno ricchi in foraminiferi paiono i migliori per la fabbricazione delle calcicementi.
L’impiego dei trubi per le calci idrauliche e per i cementi è cosa importantissima nelle miniere di zolfo, nelle quali le acque tutte sono più o meno impregnate di acido solfidrico. Nella massima parte dei pozzi e delle gallerie principali costrutte in questi ultimi anni nelle solfare di Sicilia, si adoperò come cemento il miscuglio della pozzolana di Napoli colla calce proveniente dai calcari dell’epoca solfifera. Le pozzolane sono ricche di perossido di ferro e quella di Napoli, secondo Vicat, ne contiene il 16 per 100, quella di Roma il 12 per 100: ora, sotto la azione dell’acido solfidrico, il sesquiossido di ferro si riduce allo stato di protossido, quindi a quello di solfuro.
Le pozzolane, e in conseguenza i cementi con esse fabbricati, restano quindi chimicamente alterati e viene in conseguenza distrutta la loro forza di coesione. Questo deterioramento dei cementi è tanto maggiore quanto più è grande la quantità di sesquiossido di ferro contenuto nelle pozzolane. I cementi invece e le calci idrauliche risultanti dal trubo o dal calcare marnoso a foraminiferi, sono privi quasi intieramente di ferro e possono resistere più facilmente all’azione dell’acido solfidrico. I trubi si