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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 23


molli, la loro indole franosa è per lungo tempo secondata ed aumentano costantemente il volume delle frane e la lunghezza da esse percorsa.

L’esame e lo studio delle frane e dei loro effetti nelle epoche scorse è un elemento importantissimo sotto il rapporto geologico. La Sicilia nelT epoca eocenica e principalmente durante la formazione dei depositi ferruginosi, gessosi e salini, era in via di sollevamento e di emersione dalle acque. Nel periodo del miocene superiore e più propriamente durante la formazione dei banchi di tripoli, del calcare siliceo, del calcare solfifero e dei gessi, la zona solfifera dell’isola era ad un livello superiore alle acque del mare. Alla fine di quest’epoca fu di nuovo lentamente invasa dall’oceano e vi restò sommersa durante l’epoca pliocenica. Il movimento lento del suolo si trasformò poscia di nuovo in moto ascendente sul finire di quest’epoca e continua tale ancora al presente sebbene in piccolissime proporzioni. A quest’ultimo periodo di moto ascendente è dovuta l’emersione e la forma attuale dell’isola.

Durante l’epoca solfifera la configurazione topografica dell’isola era rappresentata da una serie di colli, di monti, di laghi e di valli. Osservando che le rocce di quest’epoca sono un deposito di laghi alimentati da sorgenti provenienti dalle argille gessose del miocene inferiore, bisogna conchiudere che queste argille erano in varie località e specialmente nei dintorni dei laghi ad un livello più elevato che i laghi stessi.

Appena la Sicilia venne sommersa nel mare, queste argille sotto l’azione delle acque dovevano rammollirsi e dare origine a frane considerevoli. Le marne che si trovavano in una posizione elevata, in breve periodo di tempo vennero ad occupare il fondo delle valli o dei laghi solfurei, e là, dove non si trovarono rocce resistenti come, per esempio, i calcari ed i gessi, la superficie del suolo divenne pressoché piana. Egli è precisamente a queste rovine dei banchi argillo-marnosi delle epoche precedenti che è dovuta la formazione dei banchi potenti di marne che costituiscono la base dell’epoca pliocenica: nè poteva essere altrimenti. Il movimento franoso di queste marne sotto forma di poltiglia fece sì che esse conservassero ancora in parte il loro carattere paleontologico ed i sali solubili nelle acque, come il cloruro di sodio, il solfato di magnesia, il solfato di calce ec, dei quali esse erano impregnate. La sede primitiva delle argille e marne azzurre che si incontrano nei terreni di tutte e tre le epoche terziarie, era l’eocene superiore, chiamato nella Memoria il miocene inferiore. Le marne del miocene medio della Memoria, i tufi, i partimenti e le marne dell’epoca solfifera, ed infine i banchi potenti di marne alla base del pliocene provennero tutte dal miocene inferiore e sono tutte azzurre e più o meno ricche dei sali sopracitati. Non solo le frane ma anche le maccalube contribuirono a rendere complicata e difficile la classificazione geologica di queste argille. Esse furono centri parziali di sollevamento dei terreni e centri eruttivi nello stesso tempo di una grande quantità di materie fangose. Le maccalube di Aragona, di Fioristella e di Terra Pelata presso Caltanissetta, ci dimostrano che dopo l’epoca del miocene inferiore ed anche dopo l’epoca pliocenica si formarono in parte per sollevamento in parte per eruzioni fangose collinette le quali sono costituite dalle argille e dalle rocce del miocene inferiore. L’azione delie maccalube fu potente ed estesissima durante l’epoca solfifera. Grandi debbono essere i fenomeni da esse