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lo sviluppo delle frane conviene in varii casi fare delle spese che ne impediscano direttamente la formazione alla parte superiore, deviandone la causa. Il terreno argillo-marnoso della prima epoca miocenica, è in molti casi coperto o dalle poddinghe ed arene del miocene (chiamato medio nella Memoria) oppure dai tufi calcarei, dalle arenarie e dalle arene dell’epoca pliocenica, rocce tutte permeabili alle acque. Qualche volta le acque che determinano il movimento delle frane provengono o dai gessi o dai calcari o da altre rocce sia dell’epoca solfifera, sia dell’epoca miocenica. Se esse provengono da rocce posteriori alle marne che alimentano le frane, osservando l’inclinazione degli strati permeabili, si può o con una galleria o con un fosso o simile opera raggiungere la corrente acquea, interromperla e deviarne il corso prima che essa penetri nella frana.

Se le acque provengono dalle arene e dai tufi calcarei dell’epoca pliocenica è facile rintracciarne il corso, essendo facile determinare l’inclinazione e la struttura delle rocce di quest’epoca, niente o pochissimo tormentate e visibili in tutta la loro estensione. Più difficili e meno sicure sarebbero le opere dirette a deviare il corso di acque provenienti dalle rocce delle epoche anteriori, essendo queste molto irregolari nel loro andamento e molto tormentate.

Generalmente le acque che percorrono i tufi calcarei e le arenarie dell’epoca pliocenica compariscono alla luce colla formazione d’una fonte scoperta al piede di queste rocce od a brevissima distanza da questo piede, e non è che nella loro corsa ulteriore che possono generare delle frane. A misura che le marne che sono la sede e l’alimento delle frane suddette discendono, i tufi calcarei e le arenarie che poggiavano su queste marne, venendo meno il loro sostegno, rovinano anche esse. Le rovine costituite dai blocchi di tufi calcarei, se questi si appoggiano gli uni agli altri, arrestano l'azione delle frane, e le acque provenienti dai banchi di queste rocce possono penetrare a traverso a queste rovine e comparire alla luce assai più in basso del punto in cui esse abbandonano il giacimento regolare delle rocce suddette.

Con opere basate su osservazioni di questa natura, alcune sorgenti possono essere con poca spesa sollevate od in altri termini si possono in alcuni casi allacciare in alto con facilità acque che alimentano fonti inferiori.

Le frane sono un inconveniente notevolissimo non solo per la costruzione e manutenzione delle vie di comunicazione, ma altresì per le solfare, che abbisognano (coi procedimenti attuali di fusione) di una grande estensione di terreno per l’impostazione del minerale, la costruzione dei calcaroni e l’impostazione degli zolfi.

I genisi od i rosticci della fusione del minerale, essendo costituiti quasi esclusivamente dal calcare, accumulati in massi formano un terreno sodissimo e vengono impiegati in alcune solfare per cementare il brecciame e formare la massicciata delle strade rotabili. Per questa ragione alcuni credono di impedire le frane coprendole o caricandole di genisi ed ottengono un effetto precisamente opposto a quello che si sforzano di produrre. I genisi infatti, essendo ripieni delle cavità occupate dallo zolfo prima della sua fusione, si imbevono di una grande quantità di acqua, e questa arriva lentissimamente alla loro base. Le marne sottostanti ai genisi si conservano quindi umide e