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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA | 7 |
formazione, si deve conchiudere che il calcare chiamato alberese nella Memoria è inferiore alle arenarie ed argille ferruginose e scagliose.
Il calcare a nummuliti è sempre superiore all’alberese, tuttochè le due rocce siano insieme legate intimamente e, fatta eccezione dei fossili, abbiano comuni tutti i loro caratteri. La sovrapposizione del calcare a nummuliti all’alberese si può osservare sul Monte Fico d’India rappresentato in sezione nella Fig. 21 della Tav. IV della Memoria. Essa si osserva nel versante Sud della catena delle Madonie nei dintorni del Monte Marcassite presso Villarosa, nei citati dintorni di Raddusa ec. Il calcare a nummuliti presenta raramente una potenza superiore a 50 centimetri. In vari casi non si incontra che il calcare a Nummulites perforata, il quale alterna sempre colle argille ferruginose e gessose.
Tenendo conto di questa sovrapposizione del calcare a nummuliti alla roccia chiamata alberese, e della quantità considerevole di straterelli di quarzo-selce con questa roccia intercalati, pare che essa si debba riferire al terreno secondario e specialmente al terreno cretaceo. Osservando tuttavia che questi due calcari sono insieme legati intimamente in modo che il passaggio dall’uno all’altro non è distinto che dalla presenza od assenza dei nummuliti, che tutti gli straterelli onde sono formati, abbenchè siano tormentati in mille guise, sono fra loro in perfetta concordanza di stratificazione, che le vene di calcare spatico, i diaspri, le selci che formano un carattere litologico distintivo di questa formazione, si trovano tanto in un calcare che nell’altro, e che non di rado uno stesso straticello anche di piccolissimo spessore è formato per una metà di nummuliti e per l’altra metà del calcare sottostante, mi pareva, e mi pare che non si debbano separare geologicamente senza qualche argomento potente, ricavato o dalla stratigrafia o dalla paleontologia. In difetto di questi argomenti continuerò a chiamare alberese la roccia che come tale ho descritto nella Memoria, ed ho rappresentato nelle Fig. 21 e 22 della Tav. IV.
Già ho osservato che al Monte Cammarata, alle Madonie, al Monte Judica punti che, fatte poche eccezioni limitano unitamente al mare africano quasi tutta la zona solfifera, la potenza dell’alberese appare superiore a 300 metri. In queste località il suolo è stato sollevato ad una grande altezza, e per questa ragione appunto la formazione calcarea suddetta vi si mostra con una grande maestà ed un grande sviluppo. Essa spunta tuttavia nell’isola in moltissimi punti nella zona solfifera, sebbene in regola generale non sia scoperta per una grande estensione, e non faccia che capolino attraverso le arenarie ed argille ferruginose e gessose. Da questo fatto si può arguire che l’alberese tutto che mascherato dalle arenarie ed argille suddette, deve presentare nella zona solfifera una grande potenza ed una grande continuità.
Questo calcare è sempre più o meno argilloso e somministra nella cottura calci più o meno idrauliche, che si possono spesso impiegare con vantaggio nelle costruzioni. Le vene di calcare spatico, che attraversano questa roccia spesso in vari sensi, il difetto di uniformità nella sua struttura, fanno sì che nella cottura si riduca facilmente in frantumi che impediscono nei forni ordinarii la circolazione regolare dei gaz. Nei forni continui invece non troppo grandi, questo calcare, allorchè è scelto convenientemente