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venzioni alle imprese al modico interesse del 3 per cento, accordando molto comodo alla restituzione.

Il diritto di redenzione che il governo si riservi è ben inteso, ed è un freno che può essere immensamente giovevole. Generalmente la riserva è stabilita dopo il lasso dei quindici anni a contare dall’attivazione della strada, ma questo limite pare eccessivamente crudele, perchè non può negarsi un grande azzardo nell’impresa. È indubitato che anche in questa speculazione, come in tutte le cose nuove, i primordi sono pieni d’incertezze e difficoltà, perchè il vincere le contrarie abitudini, e far che si formino ed avviino le nuove comunicazioni non è opera del momento. Ora un patto il quale, allorquando si sono superati tutti gli ostacoli, e l’impresa incominci a prosperare, la renda soggetta ad un diritto che ne spogli gl’intraprendenti, si presenta assai duro e fa temere che questi si procurino dei compensi che rendano l’assieme più oneroso all’altra parte. Tutto però può esser temperato dalla correspettività dei patti e delle condizioni.

Dati questi cenni sulle principali condizioni che aver si devono presenti da chi concede e da chi assume tanto vasta ed importante impresa, non dobbiamo preferire che fra i vari modi di concorso governativo in ajuto dell’impresa stessa si trova anche praticata l’assicurazione di un interesse minimo, ove non si ricavi dai prodotti. Di questo sistema tanto encomiato dal Chavalier, non tace il sig. Petitti nella sua lealtà gl’incovenienti, a fronte de’ quali però conclude essere in fin di conto il sistema più economico, più morale, più efficace e meno grave all’erario, come il più giusto.

Non sapremmo noi essere dello stesso parere non ostante la molta stima che ci pregiamo di professare verso