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Il miglior modo che lo stesso autore (p. 26.) opina doversi tenere in quelle comunicazioni è, che «la valigia dall’Indie portata ad uno degli scali della bassa Italia come Otranto, Taranto o Brindisi o dell’Italia centrale come Ancona, andasse di poi per vie ferrate oltre le Alpi al Reno, e quindi ad Anversa od Ostenda». Siccome lo scopo potissimo di questa commerciale rivoluzione è l’economia di tempo e di spesa, ognun vede, che le strade ferrate sono la condizione essenziale, perchè un paese sia ammesso alla partecipazione de’ vantaggi che ne seguono. Qualunque sia la direzione che venga preferita, il territorio dello Stato pontificio è chiamato a farne parte attivamente.
Non sarà inopportuno però di prendere ad esame le indicazioni dateci dal sig. Petitti degli scali della bassa Italia, che potrebbero prestarsi a queste comunicazioni, come pure dimostrare, che Civitavecchia ancora potrebbe entrare in concorrenza, e figurarvi la parte sua. Ed in primo luogo manifesteremo le nostre gravi difficoltà nel credere che Otranto, Taranto e Brindisi possano presentare interesse, per esser poste in comunicazione le corrispondenze per mezzo delle strade ferrate coll’Italia centrale, e quindi colle Alpi, attesa l’estremità della loro posizione, talmentechè la sola Ancona ci sembrerebbe presentarsi a proposito sull’Adriatico; e diciamo più a proposito perchè se prolungarebbe il viaggio per mare, abbrevierebbe quello per terra che è sempre più costoso.
Ma anche Civitavecchia per la sua felice situazione merita di esser presa in speciale considerazione, imperocchè da Civitavecchia ad Alessandria d’Egitto, passando fra la Sicilia e l’Africa, vi è una linea navigabile di miglia marine
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