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scudi sette e gli otto; ma col bastimento alla vela si richiede ragguagliatamente un mese di tempo, e colla strada ferrata giunte le merci all’un porto la mattina, potrebbero trovarsi all’altro la sera dello stesso giorno. Quest’immenso vantaggio, in molti casi necessario, in tutti valutabilissimo, produrrebbe senza dubbio l’affluenza delle merci nella strada di comunicazione; e tanto più è certo che quest’affluenza avverrebbe, quanto che è incontroverso che nelle speculazioni commerciali la brevità del tempo e la sicurezza dell’arrivo costituiscono i primi elementi, poichè si deplorano continuamente dei casi, nei quali le più belle speculazioni fallirono decisamente pei ritardi incontrati in viaggio.
Oltre tutte le circostanze fin qui cadute in considerazione, altra rilevantissima ne sopravviene, e mette il colmo all’utilità ed alla necessità insieme, ed è la seguente. È manifesto, che in seguito dei fortunati tentativi dell’inglese sig. Waghorn (come già la corrispondenza dimostra) l’intero commercio fra l’Indie e l’Europa nella principalissima veduta di economizzare particolarmente il tempo, deviando dall’attuale via, prenderà quella dell’Istmo di Suez. È questo un avvenimento che pone l’Italia tutta, per la sua geografica posizione, nel caso di prendere una parte importantissima ed essenziale nei sociali e commerciali rapporti, che sonosi attivati, e che si attiveranno sempre più nelle sempre crescenti comunicazioni asiatiche ed europee, sia che venga percorsa longitudinalmente, o trasversalmente, operando le comunicazioni dei due mari Mediterraneo ed Adriatico, che la lambiscono ai suoi lati. Questa grande rivoluzione è interessante per la nostra Penisola cui può arrecare, come dice, il sig. Petitti «immensi vantaggi, se Governi, naviganti e trafficanti san trarne partito.