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Vedute per loro stesse queste due comunicazioni, che si possono considerare già adottate, non impongono in modo da fare alterazione al vantaggio attendibile dalla comunicazione di Ancona con Civitavecchia, perchè quelle si prestano al commercio nelle due estremità d’Italia, e distano fra loro da sei a settecento miglia; quando altronde i due porti dello Stato pontificio, troncherebbero appunto la lunghezza d’Italia a metà; ma sarebbe non di meno fatale che il commercio mettesse le sue radici nelle due comunicazioni che ci precedessero, nel qual caso ognuno può argomentare qual sensibile danno verrebbe allo Stato. Quando in vece, giunti in tempo ad attivare collo spazio di sei o sette ore, la comunicazione diretta fra Civitavecchia ed Ancona1 nessun viaggiatore diretto da ponente per levante e viceversa farà più il giro dei due mari, e forse ancora a moltissime delle merci meglio converrebbe fare la traversata da un porto all’altro col mezzo della strada ferrata, che mediante il giro suddetto.

Per i viaggiatori l’effetto è immancabile, perchè il viaggio per mare da Ancona a Civitavecchia con bastimento a vapore (sebbene ancora destinati a questo viaggio non esistono) esigerebbe per lo meno quattro o cinque giorni di tempo, e 30 scudi di spesa; quando che col mezzo della strada ferrata il tempo si restringe a sei o sette ore, e la spesa a quattro scudi al più.

Potrebbe per le merci istituirsi un calcolo di economia, dicendo. I trasporti da Ancona a Civitavecchia sopra bastimento alla vela si pagano scudi cinque la tonnellata, mentre sulla strada ferrata costerebbero fra gli

  1. Dell’abbreviamento di questo viaggio se ne terrà proposito nel punto seguente, allorchè verta trattato dell’ordinamento della linea.